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Affidarsi all'anima e agire la volontà



Alla fine tutto ha un senso, anche le scelte sbagliate, le cose lasciate a metà, gli inciampi e le cadute. A un certo punto ti volgi indietro e capisci che sei quello che sei proprio perché hai fatto i passi che hai fatto. Se oggi conosci la preziosità della luce è perché hai attraversato zone oscure e indefinite. Forse hai ancora il sentore che avresti potuto prendere altre strade ma, nel tuo profondo, sai che è proprio questa la strada su cui dovevi trovarti e nessun’altra.

Tutto ha un senso perché capisci che quei fallimenti ti hanno insegnato cose che nessun’altra esperienza avrebbe potuto. Capisci che i tuoi difetti e debolezze ti hanno salvato dal legarti a strade che non ti appartenevano veramente. Capisci che le cadute, le deviazioni, le perdite di energia ti hanno tenuto in un tempo sospeso nell’attesa che tu ritrovassi te stesso.

L’anima vuole fare esperienza del divenire, portare a compimento il suo progetto. In questo, noi possiamo ostacolarla, giudicando ciò che accade e dividendolo fra buono e cattivo, o possiamo lasciarla fare, accettando di attraversare le strade su cui ci spinge, fiduciosi che verremo condotti dove dobbiamo arrivare.

Ci sono momenti, però, in cui sentiamo la necessità di una motivazione più definita. Qualcosa dentro di noi vuole combattere, agire. All'inizio ci opponiamo a ciò che non va, poi impariamo a muoverci verso quello che, finalmente, abbiamo deciso di perseguire. È la volontà che emerge, resa consistente dall’esperienza del passato che, tramite fallimenti e cadute, ci ha dato la possibilità di definire il nostro io e arrivare infine a dire “voglio” e “non voglio”.

Non c’è contraddizione tra affidarsi all’anima e agire la volontà. All’inizio i due mondi possono scontrarsi, anche molto duramente, ma solo perché la volontà guarda fuori invece di guardare dentro, serve l’io piccolo invece di servire l’io supremo.

Non appena la volontà comprende che la sua stessa natura è di carattere spirituale, e che la sua eredità è assecondare il processo evolutivo, essa si allinea con l’intento dell’anima e si unisce al suo progetto. Impariamo allora sia ad affidarci alla luce che è matrice di ogni cosa, sia ad agire una volontà crescente per dare un senso a quella stessa luce che disidera manifestarsi nella materia attraverso di noi.

Questo connubio tra ricettività e azione, tra fede e gestione attiva, tra l’accogliere tutto così com’è e lavorare per mutare le condizioni, è ciò che rende noi esseri umani il punto di incontro di ogni contraddizione, il mezzo attraverso cui cielo e terra si toccano e scoprono di essere una cosa sola. Tutti i passi che facciamo, nessuno escluso, in un modo o nell’altro, alla fine ci portano qui, a questa consapevolezza, a questa sintesi tra ciò che è eterno e ciò che è in divenire. Qui, ora, mai più e per sempre.

Camilla


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