La sua conoscenza, pertanto, deriva non dal ragionamento o dallo studio, ma da una specie di "download di dati" che prende forma istantanea nella sua consapevolezza. Tale abilità lo spinge a collegare facilmente i diversi aspetti del sapere oppure gli permette di avere solo un'infarinatura di qualcosa, per poi sentire “rivelarsi”, dentro di sé, il resto delle informazioni.
Se un momento prima ha dubbi, anche molto grandi, su come agire o cosa scegliere, per lui è normale ritrovarsi, un momento dopo, nella consapevolezza di sapere, invece, qual è la cosa giusta da fare.
Un’altra caratteristica del chiaroconoscente è che percepisce la sincerità di una persona, o se è allineata con la propria verità interiore, perché coglie gli aspetti profondi al di là delle apparenze e delle maschere.
Tipico di questo canale intuitivo è sapere già o comunque avere sentore di come andrà a finire una certa situazione, di avere insomma una certa lungimiranza e capacità di fare previsioni, per stupirsi magari di come gli altri non prevedano quasi mai le conseguenze delle proprie azioni.
Tutti coloro che sono portati con il problem solving hanno in qualche modo accesso a una forma di chiaroconoscenza.
La chiaroconoscenza è poi quella dote intuitiva che ti fa pensare a qualcuno poco prima che ti chiami al telefono, oppure prima di incontralo “casualmente” da qualche parte.
Ti aiuta, inoltre, a cogliere quei dettagli di una situazione, a cui nessuno aveva fatto caso, ma che in realtà sono rivelatori e significativi.
L’individuo chiarocognitivo ha anche buone doti di interpretazione dei sogni, perché li decodifica collegandosi a una conoscenza superiore, così come allo stesso modo sa leggere nei segni e negli eventi sincronici.
Questo extra-senso, inoltre, permette di suggerire le parole giuste alle persone che hanno bisogno di riceverle, anche se colui che le pronuncia non ne coglie completamente il senso (ma dentro di sé sa che sono quelle da usare).
L’intuizione e il sapere immediato tipici di questo canale, infatti, usano spesso la mente e le parole per manifestarsi, ma non è mai un pensare iper-razionale o chiuso in sé, ma è quel processo di pensiero e di flusso di parole ispirate che creano ponti e collegano la realtà tangibile con quella intangibile.
Bisogna dire che spesso questa dote appartiene a un’anima che ha viaggiato molto e ha vissuto in molteplici dimensioni e che, quindi, possiede già nel proprio profondo la decodifica di diverse esperienze.
Il chiarocognitivo non di rado può sembrare presuntuoso o saccente, ma per lui è normale attingere alle informazioni da molteplici campi della conoscenza, sia perché da una parte è curioso e sempre pronto a cogliere ogni sapere, sia perché effettivamente riceve istantaneamente l’essenza di una conoscenza. Questo lo aiuta a uscire dalle gabbie rigide delle credenze e a rimettere in discussione vecchie modalità, senza avere bisogno di “prove”, ma può generare diffidenza in chi ha poca familiarità con tale approccio.
Accade allora che, per quieto vivere, dissimuli con gli altri di fare dei ragionamenti o delle ricerche, per portare loro quelle informazioni che, invece, lui conosceva già dal primo istante.
Allenare la chiaroconoscenza
Per accedere alla chiaroconoscenza è essenziale restare a contatto con il proprio sentire, che spesso comincia dal percepire il corpo, perché senza radici non si riesce a canalizzare bene ciò che arriva dal cielo.
Ci sono persone potenzialmente dotate di grande chiaroconoscenza, ma non attivano questa dote perché si sono allontanate da se stesse, dando attenzione all’esterno, alle voci degli altri, invece che al proprio sentire. Occorre allora che si destino e tornino a essere alleate di se stesse e di ciò che percepiscono davvero.
Anche qui, allora, sono di aiuto attività come:
– Lo yoga e quelle discipline che coinvolgono il corpo, il respiro, in consapevolezza. Il corpo è la radice della percezione.
Per allenare la chiaroconoscenza, inoltre, è utile:
– Richiamare continuamente il proprio stato di presenza e chiedersi: "Cos’è che so… al di là delle apparenze?" Oppure: "Cos’è che so… e che non voglio ascoltare?"
– Meditare usando dei pensieri seme, per stimolare ulteriormente la connessione con i processi dell’intuizione.
– Aprirsi il più possibile alla fiducia, lasciando andare l’ansia del controllo e il bisogno di avere spiegazioni. Senza fiducia non possiamo ricevere l’intuizione della cosa giusta da fare.
– Prestare attenzione ai pensieri “volanti”. spesso le vere intuizioni non si impongono, ma passano veloci e leggere. Mai sottovalutare un “pensiero volante”: meglio soffermarsi un attimo su di esso e solo poi, eventualmente, lasciarlo andare via, ma consapevolmente, invece che per distrazione o superficialità.
– Praticare la scrittura intuitiva: si può usare un diario per annotare le proprie riflessioni istantanee e intuizioni; oppure, “per gioco”, si possono scrivere le proprie domande e poi, immaginando un dialogo con una parte di noi più saggia e che conosce le risposte, provare a mettere queste risposte per iscritto.
– Usare oracoli o certe carte spirituali e psicologiche, che hanno immagini e/o frasi che possono stimolare una riflessione intuitiva. Chiedersi: "Che cosa mi vuole trasmettere la mia anima in questo momento?" Poi estrarre la carta e provare a formulare una risposta di ampio raggio e che sia collegata alla propria situazione di vita.
– Immergersi nel mondo vegetale (contatto con piante e alberi), perché la natura pulisce la nostra aura e rende quindi anche l’aura mentale più lucida e ricettiva.
La prossima volta ci occuperemo della chiaroudienza.
La prossima volta ci occuperemo della chiaroudienza.
A presto!
Camilla
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