Il vero disobbediente non ha bisogno di scuse per cercare la sua voce, anche quando appare poco confortevole, né ha bisogno di sentirsi diverso. Risulta disobbediente al gregge semplicemente perché ha la sua testa, e chi ha testa non piace alle pecore, a meno che non si trasformi in un qualche guru di cui diventare seguaci.
Oggi ti invito a pensare alla disobbedienza, al suo vero valore, che non è quello di distinguerti dagli altri ma semmai di distinguere il tuo pensiero da quello della massa, dal pensiero che pretende di essere vero solo perché diffuso a pappagallo dalla maggioranza.
Disobbedienza vuol dire che non dai per scontata la strada su cui ti trovi, le conclusioni che ti hanno insegnato. Vuol dire che sperimenti, ti fai domande e trovi le tue risposte, perché indaghi e non temi di arrivare alle tue proprie conclusioni, anche se dovessero contraddire quelle degli altri.
Il disobbediente può essere travestito da persona comune, inserita nelle comuni regole della società, ma a distinguerlo è il modo in cui fa le sue scelte quotidiane, la libertà interiore che esercita nelle sue decisioni. Il disobbediente non violenta la logica in cambio di un'apparente sicurezza, non vende la verità per un posto comodo nella prime file della prigione.
La vera disobbedienza è pericolosa e spaventa il potere, poiché l'individuo disobbediente non può essere controllato, manipolato, indotto a credere in qualcosa per principio, né convinto contro la sua volontà o inibito nel fare domande scomode. L'individuo disobbediente è un cattivo ripetitore di notizie del telegiornale, che spesso neanche ascolta, è un pessimo consumatore, un fallace esecutore degli automatismi del pensiero disfunzionale, perché si cerca egli stesso le sue notizie, si interroga sulle conseguenze dei suoi consumi e cerca sempre di vibrare in modo luminoso, originale, evolutivo.
Buona disobbedienza!
Camilla
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