Passa ai contenuti principali

Ventiquattr'ore senza giudizio (con video)



Il giudizio si insinua spesso nella vita di tutti noi facendo danni enormi, soprattutto quando non viene visto e viene dato per scontato... Ne parlo in un capitolo del mio libro AAA cercasi guru disperatamente, che ti riporto qui sotto. Alla fine del testo troverai anche un video di commento a questo argomento.
 
Quando trascorrerò ventiquattr’ore senza scorgere più alcun giudizio intorno a me, nelle parole dei famigliari, nello sguardo delle persone sui mezzi di trasporto, nelle chiacchiere dei colleghi in ufficio, alla radio, alla televisione o sui social network... saprò che una nuova era di pace sarà discesa sulla Terra.

Giudicare è creare divisione e la divisione a sua volta crea giudizio: un ciclo infinito di torbida e oscura energia che plasma in modo poco piacevole tutti gli aspetti dell’esistenza.

Hai mai notato come ciò che giudichi (persone, eventi, cose) diventi sempre più brutto e disarmonico, e come ciò che ami cresca in bellezza e armonia? Questo effetto è tanto più marcato quanto più a giudicare o ad amare è una collettività rispetto al singolo individuo.

Uscire dal ciclo del giudizio diviene non solo auspicabile ma necessario, se vogliamo davvero creare una nuova realtà. Dobbiamo modificare il nostro sguardo in modo che si apra all’accoglienza e alla compassione.

Quando ascolto la storia delle persone, spesso vi trovo incredibili corrispondenze con i miei vissuti, accorgendomi di come noi tutti siamo intrecciati nel profondo e mai veramente separati. Credo che non possiamo muovere un solo filo dentro o fuori di noi senza che altri non ne siano toccati in qualche modo. 

Nonostante questa profonda connessione, ciascuno di noi è unico e percorre un unico sentiero che non può mai essere compreso in tutte le sue sfaccettature da chi percorre sentieri diversi, per tale motivo non ha mai senso giudicare gli altri.

Giudichiamo perché abbiamo presupposto di essere disconnessi da coloro che stiamo criticando: ci sentiamo diversi, migliori, siamo convinti di saperne più di loro e dimentichiamo che esistono fili infiniti che intrecciano tutte le esistenze. Forse è vero, forse a volte siamo davvero più competenti, responsabili o capaci e per questo ci sentiamo nel diritto di giudicare ma, se fossimo consapevoli di come ciò che il nostro sguardo incontra sia connesso con il nostro mondo interiore, non giudicheremmo così facilmente, anzi ci metteremmo in ascolto delle ombre e delle storie che esse cercano di raccontarci, invece di puntare il dito contro di loro.

Il giudizio, per quanto possa sembrare ragionevole, ha una visuale limitata. Non scorge oltre quel che appare. Non vede tutta la trama. Ha fretta di tagliar via ciò che disturba, convinto di saperne più di tutti.

Il giudizio non conosce accoglienza, eppure solo accogliendo si può vedere il quadro nella sua interezza. I fiori dell’albero non giudicano le radici o il tronco, né criticano i fragili germogli appena nati o i frutti caduti, tuttavia è quanto accade fra noi umani ogni volta che giudichiamo: non ci accorgiamo di essere parte dello stesso organismo dove ognuno ha un suo tempo e un suo ruolo, l’uno in connessione con l’altro.

È importante distinguere tra giudizio e valutazione. Il giudizio punta il dito, crea divisione, divide tra bravi e cattivi, alimenta il vittimismo e la lamentela, e fa leva sui sensi di colpa. Nella valutazione, invece, operiamo un discernimento: facciamo le nostre scelte e portiamo avanti i valori in cui crediamo, ma lasciamo agli altri la libertà di decidere per loro stessi, nella consapevolezza che ognuno ha la propria via da percorrere.

Si tratta di due modalità apparentemente simili ma di fatto differenti. Nel giudizio condanniamo gli altri e molte volte proviamo rabbia o frustrazione. Nella valutazione ci prendiamo la responsabilità dei nostri sentimenti, senza cercare di dare la colpa agli altri.

Mi sono resa conto di quanto l’abitudine al giudizio fosse radicata in me quando ho provato a trascorre almeno un giorno intero senza esprimere o pensare alcun giudizio di sorta, e non mi riferisco solo al giudizio verso gli altri o me stessa, ma anche verso qualunque situazione (il tempo climatico, l’autobus che arriva in ritardo, ecc.). È stata un’impresa che non ho mai portato a termine perché prima della fine della giornata mi sfugge sempre un qualche pensiero o emozione giudicante. È terrificante rendermi conto di come l’energia del giudizio sia così radicata e pronta a emergere in ogni istante e di come allo stesso tempo venga data per scontata da moltissime persone.

Con il tempo ho imparato a percepire le mie dinamiche giudicanti anche quando sono molto sottili o sembra che non ci siano. Appena mi accorgo di esprimere un giudizio, mi sforzo di trasmutarlo in una valutazione costruttiva. Continuo incessantemente a lavorare sul giudizio, sforzandomi di non farmene coinvolgere in modo automatico e cercando di dare forza a una visione più consapevole della realtà. Questo mio intento viene fortemente sfidato quando entro in contatto con ambienti difficili, ambienti che cercano di provocarmi affinché partecipi alla loro atmosfera giudicante.

Visto il modo in cui risento delle influenze ambientali, sovente mi chiedo se sono io a determinare la mia realtà o se è la realtà a determinare ciò che io sono. Posso cambiare me stessa a prescindere dal mondo che ho intorno? E se anche ci riuscissi, il mondo cambierebbe di conseguenza?

Il cuore mi dice che tutto quello che devo fare è lavorare sui miei pensieri critici, anche quelli più piccoli, anche quelli che compongono il dialogo interiore, spesso nascosto alla coscienza di superficie. Mi rivela che quando trascorrerò almeno ventiquattr’ore completamente senza giudizio, quello sarà il giorno in cui mi accorgerò che anche tutto il mondo intorno a me sarà cambiato.

Camilla 






Il mio libro:
(Anima Edizioni)

AAA Cercasi Guru Disperatamente





È attivo il nuovo servizio di newsletter del blog. Se vuoi iscriverti, vai qui.

Credits image: Maggie Zhan

Commenti

Post popolari in questo blog

Chiaroudienza: chiarezza nell'udire

Eccoci giunti alla quarta e ultima tappa sugli extra-sensi, ossia alla chiaroudienza .  La «chiarezza nell’udire» è il canale intuitivo che, come ci dice il nome stesso, predilige la via sonora, il senso dell’udito. Il chiaroudiente può avere la percezione di essere guidato durante le conversazioni e di ripetere frasi che in realtà gli vengono suggerite interiormente. Spesso dialoga mentalmente con se stesso, avvertendo quasi un botta e risposta tra e varie frasi. Sente una connessione con le piante e gli animali , ai quali parla spontaneamente. È anche particolarmente sensibile alle frequenze della musica e ai suoni in generale. A proposito di suoni, quelli percepiti dal chiaroudente possono essere di due tipi: suoni oggettivi, manifesti sul piano fisico, oppure suoni interiori, percepibili solo a lui. Per quanto riguarda le manifestazioni sonore esterne, possono presentarsi come sussurri, voci, canti o musiche , ed essere sentite tramite mezzi quali la radio oppure provenire da u

Evolvere o ripetere

"Abbiamo sempre due scelte: evolvere o ripetere ". Hai mai sentito questa frase? Poche parole, ma efficaci nella loro verità: se non evolviamo, se non affrontiamo e superiamo i nostri limiti, saremo destinati a incontrarli di continuo. Non c'è altro modo di procedere sul cammino, se non andando avanti. Tornare indietro non è possibile, cercare di evitare le nostre montagne non è possibile. Se proviamo a cambiare strada, a prendere delle scorciatoie, a saltare le iniziazioni a cui siamo chiamati, prima o poi ci ritroveremo esattamente di fronte a ciò che abbiamo cercato di evitare. Quando nella nostra vita accade un certo problema o incontriamo un certo ostacolo in modo ricorrente , è perché ci sta chiamando, ci sta chiedendo di riconoscerlo e di trasformarci in colui o colei che può affrontarlo e andare oltre. Ognuno di noi ha le sue piccole e grandi prove, le sue eredità consegnate dall'esistenza. E non è mai per caso , non è mai per ingiustizia, anche se, a volte,

Ringraziare per il cibo

Da bambina non era raro trovarmi a delle tavolate dove si faceva una preghiera e si ringraziava per il cibo in tavola. Oggi questo non accade più. La maggior parte della gente ha perso l'abitudine di benedire e ringraziare per il cibo . Alcuni si lanciano sulle cibarie in tavola senza neanche aspettare che tutti gli amici e i parenti siano seduti. Non di rado accendono pure la tv per "farsi compagnia" o continuano a chattare con lo smartphone. Già tanto se si ricordano di masticare. Essere disattenti con ciò che mangiamo è solo l'inizio di una disattenzione più grande, quella che estendiamo alle emozioni e alle idee di cui ci nutriamo. Tutto ciò che entra in noi diventa parte di noi e andrebbe vagliato attraverso la nostra amorevole presenza . Per quanto mi riguarda, se c'è un'atmosfera agitata in cucina o se qualcuno accende la televisione, mangio con difficoltà e il pasto mi risulta più pesante o indigesto. Invece, quando l'ambiente è sereno e ac

Vuoi avere successo? Fai quello che... non ti piace!

" Fai quello che ami e il successo verrà di conseguenza!" Sempre più spesso, negli ambienti di crescita personale o della spiritualità, sento questo consiglio... ma funziona proprio così? Io non credo! Fare quello che ami, infatti, potrebbe essere la più subdola delle trappole , bisogna allora che tu abbia le idee chiare per evitare di caderci dentro come una pera cotta. Personalmente, ho fatto esperienza di grandi crescite solo quando mi sono buttata a capofitto nel fare proprio quello che non volevo fare, ma che in un certo senso andava fatto. Vuoi dei risultati concreti? Vuoi fare un passo avanti? Allora fai quello che normalmente la gente non sarebbe disposta a fare: vai incontro al dolore , alla sofferenza, all'attrito! Solo in questa maniera puoi andare veramente avanti. Sì, lo so, la gente è frustrata perché vive una vita che non ama, fa un lavoro che detesta, e tante altre cose, che è costretta a subire per motivi economici e di altro tipo. E magari in

Vivi come se avessi già ottenuto ciò che desideri

"Vivi come se avessi già ottenuto ciò che desideri e l'otterrai" . Questa frase gira ogni tanto sul web, negli ambienti spirituali e di crescita personale. Mi rendo conto che è un'affermazione che può lasciare perplessi. "Troppo facile per essere vero", "assurdo", "non funziona così" ecc. sono solo alcune delle considerazioni che vengono fatte in risposta. E tu, cosa ne pensi? Prima di rispondermi, però, ti chiedo: hai mai provato a vivere davvero come se avessi già ottenuto ciò che desideri? Hai mai provato a muoverti nella tua quotidianità confidando che ciò che vuoi è già parte della tua esistenza, senza dubitarne mai? Le frasi sono frasi, ma per comprenderle davvero, per valutarle in onestà, vanno sperimentate e messe in pratica. Vivere come se avessi già ottenuto ciò che desideri significa vivere nella certezza di possedere ciò che stai cercando , per cui non dubiti della sua presenza né avverti alcuna sua mancanza. Lo hai davvero m





Acquista Online su SorgenteNatura.it