Sembra una domanda scontata, eppure non lo è affatto: cosa è la spiritualità? Di che ambito stiamo parlando?
Certo, esiste il punto di vista religioso dal quale ci aspettiamo di ricevere una risposta adeguata a domande del genere, ma questo non deve allontanarci dalla responsabilità di pensare con la nostra testa e sentire con il nostro cuore.
Penso che le religioni abbiano il grande pregio di introdurre l’uomo verso la dimensione spirituale, ma dall’altra hanno creato anche alcuni fraintendimenti. Ad esempio, sappiamo che per moltissimi religiosi l‘aggettivo “spirituale” si riferisce a ciò che è contrapposto alla materia e al corpo. La “carne“, insomma, è considerata peccato.
Eppure noi siamo anima e siamo corpo: come potremmo giudicare una parte di noi “sbagliata“ e l‘altra “giusta“? Com‘è possibile credere di poter dividere quello che la natura stessa ha unito?
Le scienze yogiche descrivono l’uomo come composto di materia visibile e invisibile. In particolare, gli yogi affermano che l’uomo è strutturato in più corpi, da quello denso (il fisico) a quello più sottile (il corpo dell’anima).
Questa coesistenza di materia e non-materia si ritrova in tutte le grandi religioni, nello yoga e nelle tradizioni iniziatiche di ogni tempo. Si vedano anche gli ambiti della teosofia, l’antroposofia, lo gnosticismo, i percorsi filosofici, l’alchimia, la massoneria… Oltre al corpo fisico, quindi, c’è anche il corpo dell’anima. E su questo concordano un po’ tutti. Il dibattito si accende invece quando ci addentriamo nel particolare delle prospettive religiose e sulle modalità di condurre una “vita spirituale“. I cattolici mettono in guardia dalla “tentazione della carne”; certi buddisti, invece, affermano che la dimensione corporale va attraversata e vissuta in pieno per poterla veramente trascendere.
La materia è giustamente considerata dai cattolici come un velo che offusca l‘anima ma io credo che ciò nonostante l’atteggiamento di rinuncia e condanna non sia sempre quello più adatto. Infatti, se si studia a fondo il simbolismo religioso ed esoterico, non si può non concludere come il dualismo spirito-materia sia il terreno più adatto per l’uomo affinché la qualità della sua stessa anima trovi le condizioni migliori per crescere. In poche parole, la materia è in un certo senso essenziale all'anima stessa.
Che si “creda” o meno nella reincarnazione, ciascuno di noi che abbia un minimo di coscienza riconosce e sperimenta come il tempo e le prove della vita forgino il carattere e le qualità, diano cioè una maggiore capacità di saggezza e presenza. Per molte tradizioni iniziatiche la materia è quindi il tempio sacro entro cui bisogna entrare affinché la scintilla della propria anima impari a diventare una fiamma vigorosa. La materia è cioè sacra, è la Madre accogliente che dà alla Luce il Figlio, l’Anima, che si nutre della forma e alla fine la rende divina.
Non c’è bisogno di imbattersi in strani studi esoterici per approfondire questo concetto: è sufficiente fare esperienza da sé, nella propria vita. E’ grazie al nostro corpo e alle relazioni con gli altri che impariamo a forgiare qualità più accoglienti da una parte, e più dinamiche dall’altra.
L’amore intenso, sentito, che accoglie oltre ogni giudizio, che ci spinge a essere presenti… l’amore per noi stessi, per le nostre piccolezze, per le nostre mancanze, per le nostri parti ombra… l’amore per i difetti dell’altro, per le sue paure, per la sua "incapacità" di proteggere e proteggerci… l’amore che si esprime nella vita quotidiana, che prende tempo, soldi ed energia… questo amore si dinamizza nella forma-materia ed ha il potere di trasformare la sofferenza in opportunità, l’egoismo in condivisione, il sesso in dono.
Per questo credo che la spiritualità sia soprattutto vivere la vita, in tutte le sue accezioni. Non può accadere lontano dal mondo, ma solo nel mondo.
Certo, esiste il punto di vista religioso dal quale ci aspettiamo di ricevere una risposta adeguata a domande del genere, ma questo non deve allontanarci dalla responsabilità di pensare con la nostra testa e sentire con il nostro cuore.
Penso che le religioni abbiano il grande pregio di introdurre l’uomo verso la dimensione spirituale, ma dall’altra hanno creato anche alcuni fraintendimenti. Ad esempio, sappiamo che per moltissimi religiosi l‘aggettivo “spirituale” si riferisce a ciò che è contrapposto alla materia e al corpo. La “carne“, insomma, è considerata peccato.
Eppure noi siamo anima e siamo corpo: come potremmo giudicare una parte di noi “sbagliata“ e l‘altra “giusta“? Com‘è possibile credere di poter dividere quello che la natura stessa ha unito?
Le scienze yogiche descrivono l’uomo come composto di materia visibile e invisibile. In particolare, gli yogi affermano che l’uomo è strutturato in più corpi, da quello denso (il fisico) a quello più sottile (il corpo dell’anima).
Questa coesistenza di materia e non-materia si ritrova in tutte le grandi religioni, nello yoga e nelle tradizioni iniziatiche di ogni tempo. Si vedano anche gli ambiti della teosofia, l’antroposofia, lo gnosticismo, i percorsi filosofici, l’alchimia, la massoneria… Oltre al corpo fisico, quindi, c’è anche il corpo dell’anima. E su questo concordano un po’ tutti. Il dibattito si accende invece quando ci addentriamo nel particolare delle prospettive religiose e sulle modalità di condurre una “vita spirituale“. I cattolici mettono in guardia dalla “tentazione della carne”; certi buddisti, invece, affermano che la dimensione corporale va attraversata e vissuta in pieno per poterla veramente trascendere.
La materia è giustamente considerata dai cattolici come un velo che offusca l‘anima ma io credo che ciò nonostante l’atteggiamento di rinuncia e condanna non sia sempre quello più adatto. Infatti, se si studia a fondo il simbolismo religioso ed esoterico, non si può non concludere come il dualismo spirito-materia sia il terreno più adatto per l’uomo affinché la qualità della sua stessa anima trovi le condizioni migliori per crescere. In poche parole, la materia è in un certo senso essenziale all'anima stessa.
Che si “creda” o meno nella reincarnazione, ciascuno di noi che abbia un minimo di coscienza riconosce e sperimenta come il tempo e le prove della vita forgino il carattere e le qualità, diano cioè una maggiore capacità di saggezza e presenza. Per molte tradizioni iniziatiche la materia è quindi il tempio sacro entro cui bisogna entrare affinché la scintilla della propria anima impari a diventare una fiamma vigorosa. La materia è cioè sacra, è la Madre accogliente che dà alla Luce il Figlio, l’Anima, che si nutre della forma e alla fine la rende divina.
Non c’è bisogno di imbattersi in strani studi esoterici per approfondire questo concetto: è sufficiente fare esperienza da sé, nella propria vita. E’ grazie al nostro corpo e alle relazioni con gli altri che impariamo a forgiare qualità più accoglienti da una parte, e più dinamiche dall’altra.
L’amore intenso, sentito, che accoglie oltre ogni giudizio, che ci spinge a essere presenti… l’amore per noi stessi, per le nostre piccolezze, per le nostre mancanze, per le nostri parti ombra… l’amore per i difetti dell’altro, per le sue paure, per la sua "incapacità" di proteggere e proteggerci… l’amore che si esprime nella vita quotidiana, che prende tempo, soldi ed energia… questo amore si dinamizza nella forma-materia ed ha il potere di trasformare la sofferenza in opportunità, l’egoismo in condivisione, il sesso in dono.
Per questo credo che la spiritualità sia soprattutto vivere la vita, in tutte le sue accezioni. Non può accadere lontano dal mondo, ma solo nel mondo.
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