Conosco una persona che ha molti problemi e tende ad affrontarli rimuginando in continuazione su di essi (e forse ne conosci una anche tu.) Ogni volta che qualcuno o qualcosa la turba, lei ci ripensa sopra a oltranza. Per ore. Giorni. Mesi. In alcuni casi anni! "Lui ha fatto...", "Lei ha detto...", "Questa cosa mi ha causato questo e quello...", "Perché ha fatto ciò?...", "Se ha fatto così è solo perché mi odia..."...
Provare frustrazione o sconforto quando si prova un disagio è naturale. Ma capita che si resti attaccati alle emozioni negative anche quando è tempo di voltare pagina. Questo accade perché non stiamo veramente nel sentire, ma ci spostiamo nella mente, nei ragionamenti, e da lì non ci schiodiamo più.
Non sono una santa né una illuminata, dunque ben conosco il processo dei rimuginamenti. Se qualcuno mi taglia la strada mentre sono alla guida, subito dopo lo apostrofo in modo assai poco cortese, presa dalla rabbia e dal borbottio dei pensieri.
Ma qualche attimo più tardi, quell'automobilista non esiste più. Esistiamo solo io e la rabbia, indipendentemente da chi o cosa la mia mente crede l'abbia generata. In pratica, sposto l'attenzione dal fuori al dentro, dal voler fare "giustizia" all'osservare le turbolenze che si agitano in me.
Cerco sempre di usare l'emozione negativa come ponte per riportarmi a me stessa. Parto dal principio che, se provo una turbolenza emotiva, significa che è comunque "roba mia": il guidatore spericolato mi dà solo l'occasione per sentirla meglio.
In genere, quando siamo sommersi dai problemi, ci sentiamo più autorizzati a lamentarci e, senza rendercene conto, diamo il permesso alla nostra mente di generare ulteriori pensieri negativi; in altre parole le diamo il potere di governarci. In realtà, è possibile usare il dolore e la frustrazione proprio per togliere potere ai pensieri e riappropriarsene.
Ogni volta che un evento ti turba, sintonizzati con l'emozione che lo accompagna. Lascia andare i ragionamenti e i pensieri, lascia andare il voler avere ragione, cercare giustizia, dare una spiegazione. Resta invece con l'emozione che provi, resta sulla sensazione, su come agisce sul tuo corpo (magari sul tuo respiro, sui tuoi muscoli, sulla tua voce, sul tuo sguardo, sulla tua circolazione sanguigna, sulla tua pelle, sul tuo stomaco, sulla tua gola, ovunque).
Resta a contatto con l'emozione. Quel contatto è possibile solo quando tu ci sei, solo quando sei nella presenza, lontano da ragionamenti e pensieri divaganti. Se tu ci sei, non ci sono i pensieri. E se ci sono i pensieri, non ci sei tu. Facci caso: quando sei presente, nessun pensiero entra nel tuo spazio mentale; e se un pensiero entra nel tuo spazio mentale allora, in quell'istante, non ci sei più tu.
Torniamo al mio "amato" automobilista che mi taglia la strada... Ecco come potrebbe svolgersi il dialogo interiore:
Brutto figlio di buona donna che mi hai tagliato la strada.
Certo che quelli come te la polizia non li ferma mai.
I prepotenti possono fare quello che vogliono in questo Paese.
Se beccavi uno come te, e non uno come me, a quest'ora avevamo fatto un incidente.
Che ti potesse scoppiare una gomma.
(Ok, ok... ma cosa stai provando?)
Sto provando frustrazione, credo.
Sto provando fastidio perché quello lì mi ha fatto una cosa ingiusta.
Mi ha messo in pericolo di vita e questa cosa è, sì, proprio ingiusta.
(Ok... ma tu, solo tu, come ti senti?)
Mi sento che subisco la prepotenza altrui.
Mi sento che non posso difendermi.
Se non sono prepotente pure io, non posso farmi rispettare.
Mi sento impotente.
(Perfetto, questa è una emozione. Resta con lei...)
E quel pezzo di merda che mi ha tagliato la strada?
(Ora non ci interessa. Ci interessa invece stare con l'impotenza).
(Stai con lei, stai con le sensazioni che ti suscita. Adesso. Non dopo, non quando potrai. Adesso, perché è adesso che sta accadendo dentro di te. È adesso che tu sei impotente.)
Ogni volta che puoi, usa il fuori per entrare nel dentro. Puoi farlo usando l'attrito delle emozioni negative, come appena visto. In questo modo, ogni veleno può diventare un farmaco, e ogni vento che minaccia la fiammella interiore può diventare alimento per una fiamma più grande.
Quando sposti la tua attenzione dall'esterno all'interno, ti stai sottraendo all'automatismo dei pensieri e prendi coscienza delle tue "configurazioni interiori". Quelle che, per intenderci, hanno un peso determinante nella creazione della tua realtà.
Camilla
Provare frustrazione o sconforto quando si prova un disagio è naturale. Ma capita che si resti attaccati alle emozioni negative anche quando è tempo di voltare pagina. Questo accade perché non stiamo veramente nel sentire, ma ci spostiamo nella mente, nei ragionamenti, e da lì non ci schiodiamo più.
Non sono una santa né una illuminata, dunque ben conosco il processo dei rimuginamenti. Se qualcuno mi taglia la strada mentre sono alla guida, subito dopo lo apostrofo in modo assai poco cortese, presa dalla rabbia e dal borbottio dei pensieri.
Ma qualche attimo più tardi, quell'automobilista non esiste più. Esistiamo solo io e la rabbia, indipendentemente da chi o cosa la mia mente crede l'abbia generata. In pratica, sposto l'attenzione dal fuori al dentro, dal voler fare "giustizia" all'osservare le turbolenze che si agitano in me.
Cerco sempre di usare l'emozione negativa come ponte per riportarmi a me stessa. Parto dal principio che, se provo una turbolenza emotiva, significa che è comunque "roba mia": il guidatore spericolato mi dà solo l'occasione per sentirla meglio.
In genere, quando siamo sommersi dai problemi, ci sentiamo più autorizzati a lamentarci e, senza rendercene conto, diamo il permesso alla nostra mente di generare ulteriori pensieri negativi; in altre parole le diamo il potere di governarci. In realtà, è possibile usare il dolore e la frustrazione proprio per togliere potere ai pensieri e riappropriarsene.
Ogni volta che un evento ti turba, sintonizzati con l'emozione che lo accompagna. Lascia andare i ragionamenti e i pensieri, lascia andare il voler avere ragione, cercare giustizia, dare una spiegazione. Resta invece con l'emozione che provi, resta sulla sensazione, su come agisce sul tuo corpo (magari sul tuo respiro, sui tuoi muscoli, sulla tua voce, sul tuo sguardo, sulla tua circolazione sanguigna, sulla tua pelle, sul tuo stomaco, sulla tua gola, ovunque).
Resta a contatto con l'emozione. Quel contatto è possibile solo quando tu ci sei, solo quando sei nella presenza, lontano da ragionamenti e pensieri divaganti. Se tu ci sei, non ci sono i pensieri. E se ci sono i pensieri, non ci sei tu. Facci caso: quando sei presente, nessun pensiero entra nel tuo spazio mentale; e se un pensiero entra nel tuo spazio mentale allora, in quell'istante, non ci sei più tu.
Brutto figlio di buona donna che mi hai tagliato la strada.
Certo che quelli come te la polizia non li ferma mai.
I prepotenti possono fare quello che vogliono in questo Paese.
Se beccavi uno come te, e non uno come me, a quest'ora avevamo fatto un incidente.
Che ti potesse scoppiare una gomma.
(Ok, ok... ma cosa stai provando?)
Sto provando frustrazione, credo.
Sto provando fastidio perché quello lì mi ha fatto una cosa ingiusta.
Mi ha messo in pericolo di vita e questa cosa è, sì, proprio ingiusta.
(Ok... ma tu, solo tu, come ti senti?)
Mi sento che subisco la prepotenza altrui.
Mi sento che non posso difendermi.
Se non sono prepotente pure io, non posso farmi rispettare.
Mi sento impotente.
(Perfetto, questa è una emozione. Resta con lei...)
E quel pezzo di merda che mi ha tagliato la strada?
(Ora non ci interessa. Ci interessa invece stare con l'impotenza).
(Stai con lei, stai con le sensazioni che ti suscita. Adesso. Non dopo, non quando potrai. Adesso, perché è adesso che sta accadendo dentro di te. È adesso che tu sei impotente.)
Ogni volta che puoi, usa il fuori per entrare nel dentro. Puoi farlo usando l'attrito delle emozioni negative, come appena visto. In questo modo, ogni veleno può diventare un farmaco, e ogni vento che minaccia la fiammella interiore può diventare alimento per una fiamma più grande.
Quando sposti la tua attenzione dall'esterno all'interno, ti stai sottraendo all'automatismo dei pensieri e prendi coscienza delle tue "configurazioni interiori". Quelle che, per intenderci, hanno un peso determinante nella creazione della tua realtà.
Camilla
Commenti