L'altro giorno una persona mi ha chiesto notizie sul mio stato di salute. Ho accennato al fatto che, sebbene sia riuscita a guarire su alcuni fronti, c'è una situazione medica che, invece, non ne vuol sapere di risolversi. Credo di aver sperimentato così tanti rimedi e tecniche da potermi considerare una enciclopedia vivente della medicina, almeno quella alternativa ed energetica. Insomma, c'è una parte della mia salute che mi dà il suo da fare.
Ecco, questa persona, dicevo, mi si è avvicinata con fare da sapiente e mi ha "confidato" che, se non riesco a guarire, è perché una parte di me in realtà non vuole farlo cioè oppone resistenza. Ebbene, dopo questa sua "rivelazione", sono rimasta folgorata... dalla sua superficialità.
Con mio grande dispiacere, noto che questo atteggiamento da guaritori e conoscitori di verità assolute viene facilmente agito, soprattutto negli ambienti olistici (ma anche in quelli famigliari).
"Sei ammalato e non riesci a guarire? È perché non lo vuoi veramente! È perché non hai applicato bene il protocollo del digiuno! È perché hai delle resistenze interne! Ecc..." Ti è mai capitato di sentirti dire qualcosa del genere?
"Ma allora come la mettiamo con la psicosomatica e tutto il resto?" La mettiamo bene, ci mancherebbe! Il punto è che non bisogna confondere l'indagine del mondo interiore, e approcci del tipo "Valutiamo come eventuali conflitti emotivi e spirituali, o resistenze interne, siano connesse con il tuo attuale stato di salute", con altri approcci del tipo "Se non guarisci è perché non lo vuoi"! Mi auguro che riusciate a cogliere la differenza!
Sono molto sorpresa quando a non cogliere la differenza, invece, sono persone e operatori olistici teoricamente preparati e competenti! Con il loro "facile giudizio", con la loro "valutazione limitata", rischiano non solo di non capire nulla di come portare qualcuno alla guarigione, ma anche di creare ulteriore stress e confusione nella persona già provata dalla malattia.
Facciamo attenzione a non cadere nell'ideologia, per un verso e per un altro. Non siamo solo esseri materiali ma non siamo neanche solo esseri spirituali. L'origine di uno squilibrio può accadere su entrambi i piani. La malattia, come ogni altra condizione che ci riguarda, ha probabilmente "a che fare" con la persona che siamo, ma in che modo? A volte può essere a causa di un blocco emotivo, ma altre volte anche perché abbiamo mangiato qualcosa di sbagliato! Prima di arrivare a facili conclusioni e giudizi, ce ne corre!
Ho conosciuto persone che non sono andate dal medico perché hanno dato per scontato che il loro disagio fisico fosse prima di tutto un disagio psicologico o spirituale, ma poi si sono ritrovate ad avere a che fare con una grave infezione o altro che avrebbero potuto prevenire con una semplice visita medica. Dall'altra, c'è chi non si interroga mai su come attivare le risorse della guarigione e sui segnali che il corpo manda, e vuole solo pillole che facciano sparire i sintomi.
Forse è arrivato il momento di scegliere la via di mezzo, accettando con estrema umiltà la realtà sia materiale sia spirituale, ricordandoci che non abbiamo la piena conoscenza di tutti i meccanismi della malattia e della salute, né conosciamo in che modo si svolgono i misteriosi intrecci del karma (eh sì, c'è pure lui); come possiamo stabilire che, se una persona non guarisce, è perché non lo vuole o non lo vuole inconsciamente? Oppure perché ha qualcosa di sbagliato "dentro" di sé? Giungere a tali conclusioni limitanti, se pur a volte apparentemente sensate, e spesso solo sulla base di qualche chiacchiera con il "paziente" senza neanche "vedere" il percorso che la vita ha scelto per lui, è un altro modo di fare ideologia. Ideologia significa guardare le cose da un solo punto di vista, significa trarre conclusioni escludendo che esistano altre verità, significa credere di avere la risposta a tutti i dubbi.
Il nostro mondo interiore è profondamente connesso con il nostro mondo esteriore e quindi anche con il nostro stato di salute... ma non possiamo mai dire esattamente in che modo, con quali modalità, e se non vi siano altri fattori di mezzo. Non possiamo dirlo perché siamo umani, siamo limitati, e non conosciamo tutte le leggi che governano l'universo. Esistono maestri illuminati che sono morti nella sofferenza e nella malattia, e persone dallo spirito gretto vissute in perfetta salute. Quindi, per favore, smettiamola con l'usare il mondo interiore come scusa per sezionare e "giustificare" ciò che (apparentemente) non funziona fuori.
Continuiamo pure a esplorare, a metterci in discussione, a dialogare con tutte le parti di noi, compreso il piano psichico, emotivo e spirituale, perché è questo di cui siamo composti: universi in miniatura che interagiscono fra loro su diversi livelli. Tuttavia, per quanto possiamo ritenerci abili nel comprendere le situazioni, ricordiamoci sempre che l'unica autorizzata a dare valutazioni finali, l'unica che conosce veramente tutti i processi che fanno parte del percorso di una persona, la sola ad avere l'ultima parola, è sempre e solo la vita stessa.
Camilla
Ecco, questa persona, dicevo, mi si è avvicinata con fare da sapiente e mi ha "confidato" che, se non riesco a guarire, è perché una parte di me in realtà non vuole farlo cioè oppone resistenza. Ebbene, dopo questa sua "rivelazione", sono rimasta folgorata... dalla sua superficialità.
Con mio grande dispiacere, noto che questo atteggiamento da guaritori e conoscitori di verità assolute viene facilmente agito, soprattutto negli ambienti olistici (ma anche in quelli famigliari).
"Sei ammalato e non riesci a guarire? È perché non lo vuoi veramente! È perché non hai applicato bene il protocollo del digiuno! È perché hai delle resistenze interne! Ecc..." Ti è mai capitato di sentirti dire qualcosa del genere?
"Ma allora come la mettiamo con la psicosomatica e tutto il resto?" La mettiamo bene, ci mancherebbe! Il punto è che non bisogna confondere l'indagine del mondo interiore, e approcci del tipo "Valutiamo come eventuali conflitti emotivi e spirituali, o resistenze interne, siano connesse con il tuo attuale stato di salute", con altri approcci del tipo "Se non guarisci è perché non lo vuoi"! Mi auguro che riusciate a cogliere la differenza!
Sono molto sorpresa quando a non cogliere la differenza, invece, sono persone e operatori olistici teoricamente preparati e competenti! Con il loro "facile giudizio", con la loro "valutazione limitata", rischiano non solo di non capire nulla di come portare qualcuno alla guarigione, ma anche di creare ulteriore stress e confusione nella persona già provata dalla malattia.
Facciamo attenzione a non cadere nell'ideologia, per un verso e per un altro. Non siamo solo esseri materiali ma non siamo neanche solo esseri spirituali. L'origine di uno squilibrio può accadere su entrambi i piani. La malattia, come ogni altra condizione che ci riguarda, ha probabilmente "a che fare" con la persona che siamo, ma in che modo? A volte può essere a causa di un blocco emotivo, ma altre volte anche perché abbiamo mangiato qualcosa di sbagliato! Prima di arrivare a facili conclusioni e giudizi, ce ne corre!
Ho conosciuto persone che non sono andate dal medico perché hanno dato per scontato che il loro disagio fisico fosse prima di tutto un disagio psicologico o spirituale, ma poi si sono ritrovate ad avere a che fare con una grave infezione o altro che avrebbero potuto prevenire con una semplice visita medica. Dall'altra, c'è chi non si interroga mai su come attivare le risorse della guarigione e sui segnali che il corpo manda, e vuole solo pillole che facciano sparire i sintomi.
Forse è arrivato il momento di scegliere la via di mezzo, accettando con estrema umiltà la realtà sia materiale sia spirituale, ricordandoci che non abbiamo la piena conoscenza di tutti i meccanismi della malattia e della salute, né conosciamo in che modo si svolgono i misteriosi intrecci del karma (eh sì, c'è pure lui); come possiamo stabilire che, se una persona non guarisce, è perché non lo vuole o non lo vuole inconsciamente? Oppure perché ha qualcosa di sbagliato "dentro" di sé? Giungere a tali conclusioni limitanti, se pur a volte apparentemente sensate, e spesso solo sulla base di qualche chiacchiera con il "paziente" senza neanche "vedere" il percorso che la vita ha scelto per lui, è un altro modo di fare ideologia. Ideologia significa guardare le cose da un solo punto di vista, significa trarre conclusioni escludendo che esistano altre verità, significa credere di avere la risposta a tutti i dubbi.
Il nostro mondo interiore è profondamente connesso con il nostro mondo esteriore e quindi anche con il nostro stato di salute... ma non possiamo mai dire esattamente in che modo, con quali modalità, e se non vi siano altri fattori di mezzo. Non possiamo dirlo perché siamo umani, siamo limitati, e non conosciamo tutte le leggi che governano l'universo. Esistono maestri illuminati che sono morti nella sofferenza e nella malattia, e persone dallo spirito gretto vissute in perfetta salute. Quindi, per favore, smettiamola con l'usare il mondo interiore come scusa per sezionare e "giustificare" ciò che (apparentemente) non funziona fuori.
Continuiamo pure a esplorare, a metterci in discussione, a dialogare con tutte le parti di noi, compreso il piano psichico, emotivo e spirituale, perché è questo di cui siamo composti: universi in miniatura che interagiscono fra loro su diversi livelli. Tuttavia, per quanto possiamo ritenerci abili nel comprendere le situazioni, ricordiamoci sempre che l'unica autorizzata a dare valutazioni finali, l'unica che conosce veramente tutti i processi che fanno parte del percorso di una persona, la sola ad avere l'ultima parola, è sempre e solo la vita stessa.
Camilla
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