In un modo o nell'altro, siamo destinati a ricevere ciò che abbiamo dato. Non è una questione morale, come potrebbe apparire a prima vista, ma una legge spirituale che agisce in base al fatto che ogni cosa è collegata. Ciò che è fuori di noi è in realtà dentro di noi, ciò che è in alto è in basso, ecco allora che non possiamo danneggiare qualcosa o qualcuno senza in realtà danneggiare anche noi stessi.
In base al Karma, coloro che appoggiano o spingono l'imposizione di leggi che riducono la libertà e creano dolore e sofferenza, perché tali misure coincidono con quanto a loro fa "comodo", sono destinati prima o poi a ricevere la stessa moneta che hanno dato, cioè a trovarsi in situazioni dove la loro libertà sarà ristretta perché non coincidente con il piacere di altri o a vivere in un contesto di minoranza. Lo stesso accadrà a chi chiude gli occhi ai soprusi e alle ingiustizie che incontra, solo perché non ne viene toccato in prima persona. Si troverà a non essere visto nel momento in cui ne avrà più bisogno.
Il Karma non è una punizione, ma un riportare in equilibrio. Ci mette nelle condizioni che abbiamo creato affinché ne comprendiamo gli effetti (sull'umanità, e quindi anche su noi stessi). In un certo senso, ci aiuta a guardarci allo specchio.
Quando, grazie al Karma, comprendiamo davvero – con tutto il nostro essere – ciò che abbiamo generato, abbiamo la possibilità di coltivare il Dharma, ossia la giusta azione che compensa la precedente ingiustizia e che riporta l'armonia.
Se prima eravamo freddi e distaccati, entriamo ora nei territori dell'empatia. Se prima eravamo avari e trattenuti, cominciamo a donare. Se prima eravamo nel controllo, impariamo a lasciar andare e aiutiamo il mondo ad avere più fiducia. Se prima non ascoltavamo, ci apriamo alla ricezione e sintonizziamo il cuore. Se prima eravamo dittatori, ci mettiamo da parte e serviamo la comunità.
Ricapitolando, in base al Karma, un uomo inconsapevole o non curante del male che procura è destinato a trovarsi nella posizione in cui ha fatto trovare gli altri e a permanervi fino a quando riconoscerà e sentirà su di sé gli effetti del suo agire. A questo punto, avrà la possibilità di riportare in equilibrio il caos da lui generato, coltivando il Dharma, la retta azione che ricostruisce l'ordine.
Spesso, la nostra missione evolutiva, il nostro destino, si manifesta proprio nel rispondere al Karma e nel coltivare il Dharma: le azioni che ci permettono di ripristinare l'equilibrio sono infatti intrecciate con la direzione dell'anima e la sua missione. Siamo chiamati a diventare grandi in quello dove prima eravamo piccoli, per aiutare altri piccoli a diventare grandi a loro volta.
Una domanda viene spontanea: se stiamo soffrendo per delle ingiustizie, significa che c'è di mezzo il pagamento di un nostro Karma? È molto probabile.
Il modo migliore di "consumare" questo Karma è prima di tutto rimanere consapevoli, non lasciarsi prendere dallo sconforto o dagli automatismi, ma confidare che c'è un intento spirituale alla base di ogni esperienza. Con fiducia e onestà, cerchiamo allora di individuare eventuali squilibri, paure, debolezze e ingiustizie che magari stiamo agendo in qualche ambito della nostra esistenza, al fine di illuminarli e riportarli in armonia.
Possiamo aiutarci con la legge dell'analogia e chiederci: "In che maniera agisco (oppure ho agito) ciò che sto subendo?", "Ho mai fatto sentire qualcuno nel modo in cui mi sto sentendo adesso?" E, in ogni caso: "Quale qualità sono chiamato a sviluppare in questa situazione?".
Osservazione: esiste anche il Karma collettivo, che riguarda il pianeta, un popolo, una nazione, un gruppo... che ci coinvolge per il semplice fatto di appartenere a una comunità e quindi, per comprenderlo a fondo, dobbiamo trascendere il nostro percorso individuale e ricollegarci a quello più ampio, collettivo. E questo può richiedere tempo, richiedere vite, se pur vi è sempre la possibilità, in ogni istante, di fare dei passi in avanti.
A un qualche livello, siamo tutti dentro a un Karma. Cerchiamo allora di capire cosa ci sta chiedendo il Karma del momento, così da trasformarlo in Dharma, ossia nella retta azione che riporta equilibrio, verità, guarigione in ciò che è stato distorto da noi (dalle nostre azioni e dai nostri pensieri) o dalla collettività di cui siamo parte.
Camilla
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Commenti
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Agire in modo non ostile verso te stesso può significare anche la necessità di allontanarti da persone che sono disfunzionali, anche se famigliari, perché no. Ma dipende dalle circostanze, da ciò che senti essere davvero giusto nel profondo. A volte serve perdonare, o magari mettere una sana distanza, ma senza tagliare i ponti. Sono le circostanze e il tuo cuore a dirti cosa fare, caso per caso.