In questo periodo (come ogni settembre, in realtà) ho notato che fioccano diversi articoli sulla motivazione in relazione al mondo del lavoro, con titoli tipo "Come ritrovare la motivazione sul lavoro", "5 mosse per ritrovare la motivazione in ufficio" e cose del genere.
Molti di questi articoli danno per scontato che la motivazione sul lavoro sia solo una questione di atteggiamento interiore, per cui suggeriscono di definire i propri obiettivi, aggiornarsi sulle novità del settore e cose del genere; non considerano le condizioni esterne, come se queste ultime potessero essere ignorate.
Intendiamoci, adoro il mondo della motivazione, la dimensione dell'empowerment, della crescita personale. Rimodellare la propria attitudine può davvero fare la differenza e con me l'ha fatta in molte situazioni, quindi... tutto il mio rispetto!
È pur vero, tuttavia, che il mondo del lavoro presenta diversi lati oscuri: ci sono ambienti tossici, capi che riversano le loro nevrosi sui dipendenti, mancanza di meritocrazia, stipendi o introiti insufficienti per vivere con dignità... In questi casi, hai voglia a fare discorsi motivanti!
Puntare sulla motivazione è una buona strategia se stai facendo qualcosa che ha senso per te, che ami, che ti nutre comunque a un qualche livello, allora focalizzi le tue energie, raccogli le tue forze, alimenti la tua dedizione.
Ma se non ami il tuo lavoro, se non c'è passione, se non c'è una parte di te in quello che fai ogni giorno, o se addirittura le circostanze lavorative uccidono la tua voglia di vivere, che tu sia imprenditore o dipendente, ecco, il problema non è certo come ritrovare la motivazione.
È assurdo cercare di motivarti per qualcosa per cui non hai nessuna voglia di essere motivato. Anzi, potresti pure viverla come una sorta di presa per i fondelli: non ti piace il lavoro che fai, non ha nulla di stimolante per te, per il tuo essere, e devi pure trovare il modo di fartelo piacere e sentirti contento quando vai in ufficio?!
Cosa fare, in questi casi?
Ne prendi atto e affronti la situazione per quella che è. E "parti" da qui. Parti... per attivare un movimento, appunto, e non per restare dove sei. Sì, sto parlando di aprirti ai cambiamenti, a nuove esperienze professionali.
Mi dirai che non sempre si trova il lavoro giusto ("... di questi tempi, poi!") né si può migliorare la propria condizione. Sì, è vero. Dunque? Dato che non hai la certezza di una riuscita, abbandoni in partenza?
Che ne dici, invece, di fare tutto – ma proprio tutto – quello che puoi fare, dal rimetterti a studiare da zero in un qualche campo che ti accende dentro, al partire e trasferirti altrove? E che ne dici di ascoltare la tua anima? La tua bussola interiore? Sapessi quante ne ha, di idee! Sì, anche di strane o pericolose per il tuo bisogno di restare al sicuro... per questo spesso non l'ascolti!
Non pensare alle storie tristi che vedi intorno a te, o ai tanti esempi che avallano le tue credenze di impossibilità, ma pensa a ciò che tu sei e che puoi creare: ti sei davvero messo in discussione sino in fondo? Hai davvero provato ad aprire tutte le porte dell'universo, prima di buttare la spugna?
Quel lavoro che non ami e che ti tira via la pelle ti sta dicendo che la tua anima aspira a un'altra esistenza, che ha bisogno di un'altra aria da respirare. Ecco che, se sei furbo, userai questa comprensione come una sorta di "motivazione al contrario", sicché quel lavoro terribile o comunque disagevole si trasforma nella leva più potente a tua disposizione per ricordarti qual è il prezzo del restare dove sei.
Attenzione, quando decidi di sganciarti dalla paura e cercare una strada più autentica, non smetti di faticare, anzi, a volte i sacrifici e le prove diventano enormi (perché l'anima, non di rado, mette alla prova l'intento). La differenza, però, sta nel fatto che, quando sei su una strada che ti appartiene, senti che anche gli ostacoli e le difficoltà che incontri fanno parte di te, del tuo crescere e, comunque vada, non ti pentirai mai di averli affrontati. Mentre, quando sei su un destino da cui ti sei fatto trascinare via per paura o pigrizia, ogni prova si tramuta in un macigno per il cuore, ogni difficoltà in una condanna, ogni intoppo nella conferma che sei solo una vittima.
Magari, credi pure di essere debole, strano, inadeguato per il mondo, e non ti accorgi che sei inadeguato, sì, ma per un "pezzo" di mondo, come un cigno che cerca di adattarsi alle anatre, senza riuscirci mai: non è sbagliato lui, è sbagliato per lui il pezzo di mondo nel quale si è adagiato.
Il tuo lavoro ha un senso per te? Soddisfa i tuoi bisogni? Rispetta la tua dignità, i tuoi obiettivi, i tuoi sogni? Se sì, tuffati pure nella motivazione e in tutto quello che serve per ottenere il meglio da te e dalle circostanze. Continua a metterti in gioco, affronta le sfide, cresci, esplora, osa! Che nessuno ti fermi!
Se, invece, il tuo lavoro ti spegne dentro, se non trovi motivi "reali" per portarlo avanti, se non ti appaga in alcun modo o nei modi che per te contano... allora lascia che l'insoddisfazione sia non più una frequenza alla quale soccombere, ma il tuo personal reminder (o se preferisci "la tua spina nel fianco") che ti ricorda il fatto che il tuo desidero, evidentemente, è altrove.
In questo caso il punto non è ritrovare la motivazione in ufficio, sperando magari di mettere un bel cerotto sopra la ferita che sanguina e così "soffrire" di meno. Il punto è recuperare il contatto con i desideri, rimodellare la mentalità e il focus, trovare nuovi coraggi, riorientare i passi. Come? Spremendo via da te quello schiavo che ha paura di prendersi tutte le responsabilità e che troppo spessa dà per scontata la sua condizione.
Per favore, sii saggio e non cadere all'estremo opposto: non c'è bisogno che mandi a quel paese un impiego che non ti piace ma con cui stai pagando il mutuo, per rimanere senza reddito da un giorno all'altro. Però, mentre porti avanti quell'attività che ti permette di sopravvivere, guardati intorno con occhi di meraviglia, muoviti con fiducia, apri ogni porta, escogita alternative, sintonizzati su ciò che è oltre. Fai in modo, nella tua percezione, che la situazione del momento diventi una stazione da attraversare, un passaggio, e come tale sarà.
Sul tema del realizzare i propri sogni, ti ricordo il mini-percorso realizzato di recente e che ho riassunto in questo mio articolo su Linkedin.
Come sempre, nulla è certo e tutto è possibile, quindi sii creativo, aperto, coraggioso, libero! Ti auguro di attirare o creare il lavoro che la tua anima brama!
Camilla
"Goccia a goccia, spremo da me stesso lo schiavo". (Anton Pavlovic)
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