Quella persona non era il mio medico di fiducia, il mio psicoterapeuta o la mia guida spirituale. Non era qualcuno a cui avevo chiesto un parere. Era uno sconosciuto che, pur ignorando la mia vita e i miei percorsi, aveva deciso che quando si soffre di un disagio cronico è perché non si vuole guarire.
Chiamo questo tipo di persone guru improvvisati. Sono coloro che – dopo aver letto qualche libro nell’ambito della spiritualità o fatto un paio di corsi dedicati alla connessione fra mente, emozioni e corpo – si atteggiano a sapientoni, dispensando agli altri perle di saggezza o consigli non richiesti su come vivere al meglio.
Se il tizio, prima di riferirmi le sue conclusioni, si fosse interessato della mia visione personale o avesse indagato i percorsi da me fatti, avrebbe mostrato di essere una persona empatica, capace di ascoltare e di avere autenticamente compreso come funzionano le vie olistiche e della crescita spirituale. Invece era una di quelle persone che non esitano a lasciare commenti del tipo: «Sei ammalato? È perché non vuoi guarire», «Hai delle resistenze interne», «Non hai ascoltato il messaggio della malattia».
Non sono solamente certi guru improvvisati a puntare il dito contro la persona ammalata facendola sentire colpevole del suo disagio, a volte lo fanno anche alcuni medici superficiali i quali, di fronte a sintomi di cui non riescono a trovare una spiegazione, stabiliscono senza appello che il paziente somatizza o ha problemi emotivi. Con il loro facile giudizio e la loro ottica limitata creano ulteriore stress e confusione nella persona già provata dalla malattia.
Oggi sappiamo che realtà psichica e realtà fisica sono intrinsecamente legate fra di loro e si condizionano a vicenda. La malattia, così come ogni altra condizione che ci riguarda, ha probabilmente a che fare con la persona che siamo... ma in che modo? Con quali connessioni? Conosciamo davvero tutte le risposte?
A volte la causa di un malessere può essere un blocco emotivo, altre volte può dipendere da un’intossicazione o da un virus. Altre volte ancora le connessioni fra mente e corpo sono così sfaccettate che è impossibile rispondere con certezza.
È bene evitare facili conclusioni e giudizi affrettati.
Stabilire che una persona non guarisce perché non lo vuole veramente, non se lo permette inconsciamente o perché ha qualcosa di sbagliato dentro di sé significa avere la pretesa di conoscere il percorso che la vita ha scelto per lei, dimenticando che magari stiamo guardando le cose sulla base di ciò che appare e da un solo punto di vista (il nostro), escludendo che esistano altre verità.
Nessuno può affermare di avere la completa conoscenza dei meccanismi della malattia e della salute, per questo dobbiamo rimanere aperti alle strade che sono ancora da percorrere e fare attenzione alla presunzione di aver capito tutto il quadro.
Un conto è aiutare qualcuno a interrogarsi in che modo il tipo di vita e il suo vissuto interiore possano incidere sullo stato della sua salute, e un altro è stabilire frettolosamente – senza conoscere la persona in questione o addirittura senza avere con lei un rapporto terapeutico – che se non guarisce è perché ha un qualche blocco interiore. C’è una bella differenza, non trovi?
Chi è convinto che la malattia abbia a che fare solamente con la dimensione della psiche o con il proprio livello di consapevolezza spirituale, tenga presente che sono esistiti maestri illuminati che sono morti nella sofferenza e nella malattia, e persone dallo spirito gretto vissute in perfetta salute. Solo per questo dovrebbe andarci cauto con certe conclusioni.
Ci sono persone che sono poco empatiche e agiscono dei pregiudizi anche nei confronti di se stesse. Quando hanno un disagio fisico evitano di andare dal medico, convinte che bisogna operare solo in modo olistico o spirituale, rischiando così di aggravare la propria condizione. C’è chi, all’opposto, corre subito dal dottore alla ricerca di una pillola che sopprima tutti i sintomi, senza mai interrogarsi sulle connessioni che il corpo ha con l’anima. Va ricordato, inoltre, che esistono ottimi percorsi terapeutici sia nell’ambito della medicina olistica sia in quello della medicina convenzionale, ma non sempre la persona riesce a guarire e non sempre si riesce a comprendere i meccanismi che hanno generato la sua cattiva salute.
Penso che la via da seguire sia quella di mezzo, cioè accogliere le possibilità di tutte le medicine – convenzionali, olistiche e spirituali – cercando di trarre il meglio da ciascuna, nella consapevolezza che esse sono profondamente intrecciate.
Caro esploratore, continua pure a indagare le connessioni che esistono tra il piano visibile e quello invisibile, tra la malattia e la perdita di equilibrio, ma fallo con uno spirito di ricerca unito all’empatia e all’umiltà, e mai nella pretesa o illusione di avere la verità in tasca, perché la verità è sempre più grande delle apparenze.
Camilla
Dal mio libro AAA cercasi guru disperatamente (Anima Edizioni)
Nel video qui sotto ti leggo il testo suddetto e faccio ulteriori commenti:
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