Lo scorso autunno un uccellino si è schiantato contro il muro del balcone, per poi morire fra le mie mani. Mi ero precipitata fuori per capire cosa avesse provocato quel tonfo e, quando ho visto la povera creatura morente, l'ho raccolta dolcemente, cercando di alleviare in qualche modo il suo dolore. Un attimo prima volava felice e a tutta velocità fra i tetti, e un attimo dopo, stringendo un po' troppo la curva intorno al palazzo, perdeva la vita sotto il mio sguardo impotente... costringendomi, ancora una volta, a riflessioni profonde.
Ci sono dolori che non si possono evitare, creature "innocenti" che il Cielo sacrifica agli occhi degli umani.
Ma il dolore è per chi rimane a guardare, non per chi lascia la forma fisica.
Per qualche strano meccanismo di difesa, ogni gabbia diventa parte di colui che la abita così, quando è invitato a uscirne, prova inquietudine poiché sente che dovrà abbandonare una parte di sé. Sulla porta di quella gabbia c'è il senso della fine e lo sgomento per l'ignoto che si apre oltre la soglia.
Gabbie sono i propri attaccamenti. Le credenze oramai stantie. Le decisioni prese per paura.
Anche il corpo materiale, a un certo punto, diventa come una gabbia. Allora l'Universo offre il suo dono di libertà, richiamando a sé lo spirito che governava la forma.
Chi resta a guardare, chi resta dietro le sbarre, chiama tutto ciò "morte".
Gli occhi di costoro scorgono solo cadaveri, scorgono l'involucro di ciò che è stato, ma non di ciò che ora è diventato.
Non temere i cadaveri.
Testimoniano la forza della liberazione.
Ogni liberazione chiede di abbandonare la parte di sé che ha vissuto nella gabbia.
Ogni liberazione lascia dietro di sé resti in putrefazione di ciò che più non serve.
Questa è una Legge che governa il cosmo, che si tratti della morte di un corpo fisico o della morte di una credenza: ci saranno sempre cadaveri e ci saranno sempre nuove opportunità. E' solo lo sguardo dell'uomo a scegliere di soffermarsi sull'una o sull'altra cosa.
Nel momento in cui si nasce, ecco, quello è il momento in cui si è consegnati alla morte.
Nel momento in cui si accetta di entrare nella Vita, quello è il momento in cui si è destinati alla liberazione.
A nulla vale la protesta del piccolo io, a nulla vale il suo sabotaggio. L'Anima ha il suo progetto e vuole portarlo a termine. Per questo si fa carne e discende nella prigione terrestre: per alimentare il fuoco della liberazione.
Va detto che ci sono oscuri interessi che vogliono impedire il processo. Assecondano il piccolo io nel rendere (o meglio, cercare di rendere) ogni cosa immobile, immutata. Ciò che non muore, infatti, non può germinare nuove nascite. Non a caso lo status quo si mantiene tale grazie a coloro che non sanno morire.
Ma questo tentativo di sabotare il normale flusso della Vita è destinato a fallire.
L'essere umano è uno schiavo, sì, ma ha cominciato a sognare di essere libero. Poiché sta sognando ciò, allora ciò è quanto presto accadrà. Non vi è realtà che non sia nata da un sogno.
*
Ringrazio quel piccolo uccellino per la sua morte improvvisa, e fra le mie mani, per avermi indotto a riflettere su ciò che è essenziale... E se per caso vi ho rattristato, vi informo anche che, nelle settimane successivo, ho raccolto, accudito e salvato un altro uccellino. Una volta riprese le forze e la capacitò di volare, ha esitato ad andar via di casa, fluttuando per qualche ora davanti alla finestra. Ma poi il piccolo amico ha raggiunto altri come lui.
Ecco la foto del "salvataggio":
Questo qui sotto, invece, è un uccellino che, a Berlino, si è "seduto" sulla sedia accanto alla mia, con grande disinvoltura:
Ci sono dolori che non si possono evitare, creature "innocenti" che il Cielo sacrifica agli occhi degli umani.
Ma il dolore è per chi rimane a guardare, non per chi lascia la forma fisica.
Per qualche strano meccanismo di difesa, ogni gabbia diventa parte di colui che la abita così, quando è invitato a uscirne, prova inquietudine poiché sente che dovrà abbandonare una parte di sé. Sulla porta di quella gabbia c'è il senso della fine e lo sgomento per l'ignoto che si apre oltre la soglia.
Gabbie sono i propri attaccamenti. Le credenze oramai stantie. Le decisioni prese per paura.
Anche il corpo materiale, a un certo punto, diventa come una gabbia. Allora l'Universo offre il suo dono di libertà, richiamando a sé lo spirito che governava la forma.
Chi resta a guardare, chi resta dietro le sbarre, chiama tutto ciò "morte".
Gli occhi di costoro scorgono solo cadaveri, scorgono l'involucro di ciò che è stato, ma non di ciò che ora è diventato.
Non temere i cadaveri.
Testimoniano la forza della liberazione.
Ogni liberazione chiede di abbandonare la parte di sé che ha vissuto nella gabbia.
Ogni liberazione lascia dietro di sé resti in putrefazione di ciò che più non serve.
Questa è una Legge che governa il cosmo, che si tratti della morte di un corpo fisico o della morte di una credenza: ci saranno sempre cadaveri e ci saranno sempre nuove opportunità. E' solo lo sguardo dell'uomo a scegliere di soffermarsi sull'una o sull'altra cosa.
Nel momento in cui si nasce, ecco, quello è il momento in cui si è consegnati alla morte.
Nel momento in cui si accetta di entrare nella Vita, quello è il momento in cui si è destinati alla liberazione.
A nulla vale la protesta del piccolo io, a nulla vale il suo sabotaggio. L'Anima ha il suo progetto e vuole portarlo a termine. Per questo si fa carne e discende nella prigione terrestre: per alimentare il fuoco della liberazione.
Va detto che ci sono oscuri interessi che vogliono impedire il processo. Assecondano il piccolo io nel rendere (o meglio, cercare di rendere) ogni cosa immobile, immutata. Ciò che non muore, infatti, non può germinare nuove nascite. Non a caso lo status quo si mantiene tale grazie a coloro che non sanno morire.
Ma questo tentativo di sabotare il normale flusso della Vita è destinato a fallire.
L'essere umano è uno schiavo, sì, ma ha cominciato a sognare di essere libero. Poiché sta sognando ciò, allora ciò è quanto presto accadrà. Non vi è realtà che non sia nata da un sogno.
*
Ringrazio quel piccolo uccellino per la sua morte improvvisa, e fra le mie mani, per avermi indotto a riflettere su ciò che è essenziale... E se per caso vi ho rattristato, vi informo anche che, nelle settimane successivo, ho raccolto, accudito e salvato un altro uccellino. Una volta riprese le forze e la capacitò di volare, ha esitato ad andar via di casa, fluttuando per qualche ora davanti alla finestra. Ma poi il piccolo amico ha raggiunto altri come lui.
Ecco la foto del "salvataggio":
Questo qui sotto, invece, è un uccellino che, a Berlino, si è "seduto" sulla sedia accanto alla mia, con grande disinvoltura:
Commenti
Non so per quale motivo, il tuo commento non mi è stato segnalato dal sistema e quindi l'ho smoderato solo oggi.
Buona pausa e buon agosto :)