Quante volte, prima di fare una scelta, ci mettiamo alla ricerca spasmodica di "prove" e opinioni altrui? Eppure più cerchiamo, più aumenta la confusione... come se l'oggettività non facesse parte di questo mondo. Ma è proprio questo l'errore: credere che esista una situazione oggettiva, giusta o sbagliata, indipendentemente da noi. Non avremo mai la risposta alle nostre domande finché cercheremo fuori da noi stessi. Certo, un po' di buon senso, un ragionamento "sano", non guasta mai. Ma è sempre attraverso di "noi" che viene fatto quel "ragionamento"... che comunque deve essere solo di contorno, di completamento alla più grande capacità di sentire dove vuole portarci la nostra essenza.
Prima di tutto è necessario cambiare paradigma. Nel vecchio mondo agiamo in base alla convinzione che quello che è "fuori" vale più di quello che è "dentro". Il Dio della "realtà riconosciuta oggettivamente dagli altri" è più "vero" di quello che governa il nostro mondo interiore, e ha la parola finale sulle nostre decisioni. Ma questo ci ha mai condotto in una dimensione più costruttiva e felice?
Si può dire che molti problemi emotivi e fisici siano dati proprio da questa scissione: l'anima, il corpo, le nostre emozioni si agitano dentro di noi ma le ignoriamo, le blocchiamo... blocchiamo il flusso della loro luce nei buchi neri della nostra assenza, del nostro dolore, della nostra incapacità di amare quello che nasce e vive in noi... perché continuiamo a idolatrare quello che è lontano dal nostro centro.
Non sto dicendo che dovremmo comportarci in modo "asociale" e ignorare gli altri, anzi affermo che occorre vivere con gli altri e non in funzione degli altri. Sono due cose diverse. Siamo esseri sociali, e il rapporto con le persone è fondamentale per conoscere ed avere la misura della nostra e altrui realtà... ma in questo non possiamo e non dobbiamo ignorare il collegamento con il nostro mondo interiore, con la nostra anima-cuore. Sono proprio le anime a sentirsi unite fra loro, e con il Tutto... A livello di anima noi siamo una collettività che è Uno... Così, solo quando siamo uniti dentro, possiamo portare questa unità nella collettività.
Arriva quindi quel fatidico momento dove non ce la facciamo più a rincorrerci la coda, e molliamo. Non abbiamo altra scelta se non vogliamo impazzire o trasformarci in automi comandati con i pulsanti della paura... Scegliamo, quindi, di cambiare paradigma, di partire da noi, di cercare l'anima... di fidarci.
Scegliamo di fidarci della vita che è in noi e intorno a noi. Ci fidiamo di quello che gli occhi vedono, che la pelle sente, che l'animo percepisce... Scegliamo di fidarci della spinta misteriosa che ci fa partire verso nuovi lidi... Scegliamo di fidarci del coraggio, e di abbracciare la paura. Scegliamo di fidarci del percorso che oggi ci ha portato fino a qui, qualunque esso sia.
E accettiamo che davanti a noi si presentino sentieri inesplorati e insicuri... accettiamo che la chiamata giunga dal futuro, non dal passato... giunga dall'Io più grande, che è dentro... e non dall'io piccolo, che è fuori.
Fidiamoci dell'occasione misteriosa che intralcia il nostro cammino prevedibile... Non possiamo scegliere di cambiare strada solo a patto che sia "ragionevole" e che ci siano le "prove"... "prove" per cosa? "Prove" per sentirci sicuri? "Prove" per il nostro bisogno di avere l'approvazione del mondo? Non importa - non ha senso - se ci sia uno "studio scientifico" sull'oggettività della situazione! Come si può rinchiudere la saggezza di un intero universo (...) dentro una simile scatola...?
Le "prove" non sono il movente delle nostre scelte, ma sono il risultato della nostra stessa esperienza... la "prova" è il nostro stesso camminare lungo la strada... Ma se cerchiamo le prove prima di noi stessi - se cerchiamo prima il mondo esteriore - in realtà stiamo vivendo nel vecchio paradigma, dove l'unica cosa che possiamo fare è cercare di far tacere quel disagio per la scelta che, in realtà, già esiste dentro di noi.
Prima di tutto è necessario cambiare paradigma. Nel vecchio mondo agiamo in base alla convinzione che quello che è "fuori" vale più di quello che è "dentro". Il Dio della "realtà riconosciuta oggettivamente dagli altri" è più "vero" di quello che governa il nostro mondo interiore, e ha la parola finale sulle nostre decisioni. Ma questo ci ha mai condotto in una dimensione più costruttiva e felice?
Si può dire che molti problemi emotivi e fisici siano dati proprio da questa scissione: l'anima, il corpo, le nostre emozioni si agitano dentro di noi ma le ignoriamo, le blocchiamo... blocchiamo il flusso della loro luce nei buchi neri della nostra assenza, del nostro dolore, della nostra incapacità di amare quello che nasce e vive in noi... perché continuiamo a idolatrare quello che è lontano dal nostro centro.
Non sto dicendo che dovremmo comportarci in modo "asociale" e ignorare gli altri, anzi affermo che occorre vivere con gli altri e non in funzione degli altri. Sono due cose diverse. Siamo esseri sociali, e il rapporto con le persone è fondamentale per conoscere ed avere la misura della nostra e altrui realtà... ma in questo non possiamo e non dobbiamo ignorare il collegamento con il nostro mondo interiore, con la nostra anima-cuore. Sono proprio le anime a sentirsi unite fra loro, e con il Tutto... A livello di anima noi siamo una collettività che è Uno... Così, solo quando siamo uniti dentro, possiamo portare questa unità nella collettività.
Arriva quindi quel fatidico momento dove non ce la facciamo più a rincorrerci la coda, e molliamo. Non abbiamo altra scelta se non vogliamo impazzire o trasformarci in automi comandati con i pulsanti della paura... Scegliamo, quindi, di cambiare paradigma, di partire da noi, di cercare l'anima... di fidarci.
Scegliamo di fidarci della vita che è in noi e intorno a noi. Ci fidiamo di quello che gli occhi vedono, che la pelle sente, che l'animo percepisce... Scegliamo di fidarci della spinta misteriosa che ci fa partire verso nuovi lidi... Scegliamo di fidarci del coraggio, e di abbracciare la paura. Scegliamo di fidarci del percorso che oggi ci ha portato fino a qui, qualunque esso sia.
E accettiamo che davanti a noi si presentino sentieri inesplorati e insicuri... accettiamo che la chiamata giunga dal futuro, non dal passato... giunga dall'Io più grande, che è dentro... e non dall'io piccolo, che è fuori.
Fidiamoci dell'occasione misteriosa che intralcia il nostro cammino prevedibile... Non possiamo scegliere di cambiare strada solo a patto che sia "ragionevole" e che ci siano le "prove"... "prove" per cosa? "Prove" per sentirci sicuri? "Prove" per il nostro bisogno di avere l'approvazione del mondo? Non importa - non ha senso - se ci sia uno "studio scientifico" sull'oggettività della situazione! Come si può rinchiudere la saggezza di un intero universo (...) dentro una simile scatola...?
Le "prove" non sono il movente delle nostre scelte, ma sono il risultato della nostra stessa esperienza... la "prova" è il nostro stesso camminare lungo la strada... Ma se cerchiamo le prove prima di noi stessi - se cerchiamo prima il mondo esteriore - in realtà stiamo vivendo nel vecchio paradigma, dove l'unica cosa che possiamo fare è cercare di far tacere quel disagio per la scelta che, in realtà, già esiste dentro di noi.
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