Il modo in cui guardiamo alla realtà e ciò che reputiamo possibile è influenzato da ciò che vediamo e che riempie il nostro sguardo. Non a caso, molti parlano dell'importanza delle visualizzazioni.
In breve, le visualizzazioni sono delle scene immaginate nelle quali ci permettiamo di vivere ciò che desideriamo come se fosse già realizzato, o nelle quali viviamo comunque delle situazioni diverse dal solito ma che ci ispirano, come in un vero e proprio film.
Non tutti i film, si sa, contengono scene ispiranti. Molti film e serie televisive hanno un'impronta violenta e adrenalinica, e per tale motivo non amo guardarli. Qualche tempo fa mi è capitato di cominciare a seguire una serie televisiva per scoprire, solo in un secondo momento, che abbondava di scene di tortura, violenza, e cose del genere. Ho provato a resistere per un po', dato che la trama era davvero interessante, ma poi non ce l'ho fatta e ho interrotto la fruizione.
Giorni dopo, mentre mi stavo occupando distrattamente di altri impegni, a un certo punto ho cominciato ad avere dei flash dove mi sono apparse le scene cruenti viste in quella serie, che a loro volta mi hanno fatto tornare alla memoria i film violenti che avevo visto da bambina. Ma non è finita qui: quasi istantaneamente, il cervello si è messo alla ricerca di scene simili nei miei vissuti personali, rievocando incubi fatti anni prima, fino a ricordare vere e proprie esperienze fatte di persona. Appena ho recuperato lo stato di presenza, ho richiamato la mente dalla sua gita fuori controllo.
Essendo cresciuta in una società a mio avviso eccessivamente violenta, la mia mente per tanti anni è stata modellata dal pensiero comune a muoversi in modo reattivo, ansioso e aggressivo, al punto tale che aveva preso l'abitudine di immaginarsi continuamente la peggiore versione di ogni situazione. Tutto questo è continuato fino a quando ho consapevolizzato che io non sono la mia mente e che posso scegliere come indirizzare il mio pensiero. Tuttavia, le vecchie abitudini sono sempre in agguato – soprattutto se stimolate dall'ambiente circostante e mi distraggo – quindi devo operare una continua trasformazione alchemica che riporti la mente nel suo stato di servitore dei miei intenti e non di dittatore nevrotico che agisce per i fatti suoi.
Sebbene ritenga importante che vi sia uno spazio, anche artistico, dove le nostre ombre possano manifestarsi senza essere giudicate, un conto è operare alchemicamente attraverso uno stato di catarsi o tramite la compassione della presenza, un altro è lasciare che le vibrazioni di violenza e aggressività – che imperversano nei media e negli ambienti – vadano a nutrire, in modo meccanico e non consapevolmente scelto, ciò che invece dovrebbe essere trasmutato.
Le scienze esoteriche affermano che ogni tendenza sia negativa sia positiva è sempre presente in noi, e a prevalere e svilupparsi è quella che nutriamo di più, anche attraverso la sollecitazione visiva. Ma credo che non occorra un esoterista per comprendere quanto ciò sia ovvio e naturale.
Che tipo di “visione” potrò mai sviluppare se riempio il mio sguardo di immagini violente e stressanti? E se, viceversa, ricolmassi il mio immaginare con scene costruttive, di evoluzione e realizzazione, che impatto avrebbe tutto ciò sulle mie visioni interiori e su quello che credo possibile?
Ricordiamoci che, grazie ai neuroni specchio, tendiamo inevitabilmente a diventare partecipi di quello che vediamo, per cui si attivano nel nostro corpo le emozioni e le sensazioni collegate a quelle determinate scene, e nel contempo vengono man mano rafforzate le memorie e le credenze a esse collegate.
Per tutto questo, ritengo che la visualizzazione non sia semplicemente una pratica "new age" da fare dieci munti al giorno. Credo che sia soprattutto una maniera di “guardare” al mondo, di filtrare e scegliere le immagini che vogliamo o meno conservare "dentro" di noi.
Senza negare il dolore o l’urgenza di certe necessità, è comunque importante che contrastiamo la diffusa negatività delle immagini educando la nostra visione a immagini diverse, aperte, luminose, che ispirano fiducia e benessere, che ci ricordano i nostri valori, quello a cui teniamo di più, quello che vogliamo vivere ogni giorno.
Allora, riempiamo il nostro sguardo – esteriore e interiore – di queste immagini, e facciamolo ogni volta che possiamo! Ci sono mille modi: con gli esercizi di visualizzazione, con l’immaginazione, cambiando canale di fronte alle scene dissonanti, disinteressandoci dei dettagli di una tragedia (ma si può sempre inviare una benedizione), cercando immagini e storie ispiranti su internet, nelle riviste, scegliendo foto e frasi potenzianti come sfondo del desktop, come quadro da appendere in salotto, e così via...
Quanto all'immaginazione, se per esempio mi ritrovo in una strada grigia, sporca o dall’aspetto sgradevole, io ho preso l’abitudine di visualizzare quella stessa strada piena di fiori, balconi curati e gente che cammina sorridendo. È un immaginare attivo, non un fantasticare passivo. È un portare l'attenzione a ciò che potrebbe essere e che vorrei che fosse, per cui metto dentro di me un pensiero-seme che prima o poi, per un verso o per l'altro, troverà consistenza nel mio agire.
Non è mai abbastanza, ma proprio mai, nutrirsi di bellezza e ispirazione. Sotto i nostri occhi dovremmo sempre tener visibile non il peggio che l’umanità sa creare, ma il suo meglio. Perché anche noi vogliamo far parte di quel meglio, vogliamo generarlo, accrescerlo e viverlo nella nostra realtà.
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