Quando si è continuamente immersi in una sfera di stress, sconforto o urgenza, tendiamo a perdere fiducia nel futuro, che si trasforma in qualcosa di irraggiungibile, se non addirittura nefasto e disagevole.
Si dice che bisogna vivere nel momento presente e non preoccuparsi del futuro, ma questo non implica che allora il futuro non sia importante. Vivere nel momento presente significa essere in contatto con quella spinta interiore, con quella voglia di esserci, che ti porta sul tuo cammino, un cammino che per definizione si dipana nello spazio-tempo e guarda avanti con speranza e fiducia.
Se perdiamo il senso della fiducia, perdiamo la capacità di nutrire i nostri sogni, che dal presente possono espandersi verso il futuro grazie al fatto che crediamo in loro e in noi stessi.
Nei periodi difficili e sfidanti, i sogni vengono messi pericolosamente sotto attacco. Le prove, le sfide e i tempi difficili ti puntano il dito contro e ti dicono: "Rinuncia ai sogni! Come osi sperare e progettare in certe situazioni?".
Una persona che non crede in sé e nei propri sogni è una persona che diventa manipolabile, controllabile, esposta ai vampirismi. È una persona a cui si possono imporre i bisogni di altri, le necessità di altri. È una persona che è disposta ad accettare la narrativa che la circonda, perché non conosce lo scopo della propria anima. Una persona che non crede in sé e nei propri sogni è una persona che non può portare o portarsi fuori dall'illusione e dal problema.
Ci sono contesti che, ovviamente, ci chiedono di adeguare il nostro agire. Non possiamo ignorare l'ambiente in cui siamo immersi e a volte le condizioni sono estreme. La nostra funzione, la nostra missione, tuttavia, nasce proprio dall'interazione di noi stessi con il luogo in cui ci ha messo la vita.
Attenzione, però: la maggior parte delle volte le circostanze non sono così chiuse come appaiono. I veri limiti sono nelle credenze che accettiamo di fare nostre, nelle paure di cui ci facciamo carico. Dobbiamo passare al vaglio del Sé il film che accettiamo di proiettare nella mente, comprendere se esso corrisponde davvero alle possibilità che la nostra anima vede, o se si tratta invece del mondo che cerca di renderci prigionieri della mancanza di visione.
I nostri sogni, l'aspirazione verso di essi, sono la bussola che ci indica come attraversare i territori del momento. Sono ciò che ci mantiene connessi con il cammino, con il futuro. Sono il ponte verso ciò che ancora deve essere.
Il mondo teme i sognatori, teme la loro capacità di muoversi e decidere in funzione della visione che si portano dentro e non in funzione di altri interessi, per questo esso – o comunque una parte di esso – fa di tutto per distruggere la loro fiducia, il senso dell'ispirazione, e mantenerli continuamente in uno stato di allarme e impotenza, dove il sogno non trova più posto.
Ma i sognatori sono anche quegli individui che, proprio nelle situazioni più difficili, sanno discernere l'essenziale, dare valore a ciò che conta, e coltivare – anche in segreto – nuove scintille di rinascita e ribellione.
I sognatori sanno che i sogni sono una potente energia o corrente di ispirazione che sostiene, dà il carburante. E non si taglia via il carburante quando se ne ha più bisogno. I sogni ci nutrono e nutrono il nostro rapporto con il divenire, oggi messo in discussione più che mai.
Ma i sognatori sanno anche che i sogni hanno bisogno di essere nutriti, hanno bisogno che noi li supportiamo, che combattiamo per loro, che continuiamo a cercarli, a richiamarli, a realizzarli. È un rapporto di mutuo sostegno. Noi abbiamo bisogno dei sogni e i sogni hanno bisogno di noi.
Quando le difficoltà si fanno giganti, quello è il segnale non per mettere da parte i sogni, ma per guardare in modo più onesto dentro di noi, oltre le illusioni e le paure, e schierarci più autenticamente e coraggiosamente con le nostre aspirazioni.
Se non ci facciamo catturare dalla paura e dalla narrativa del mondo, ogni momento difficile diventa un'opportunità, un valico verso una maggiore consapevolezza di noi, delle nostre relazioni con gli esseri e le cose, e di come siamo creatori della nostra esperienza; allora possiamo prenderci la responsabilità e l'impegno di andare verso il sogno, invece di accontentarci di una vita ai margini delle apparenze, dove non sappiamo cosa accende il cuore e appaga l'anima.
Camilla
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