Molteplici fattori condizionano la nostra crescita come esseri umani: l'ambiente famigliare, il contesto culturale, il DNA... ma anche le opportunità, gli ostacoli, le coincidenze, l'amore ricevuto e donato, le scelte intraprese o mai affrontate... Il che, in pratica, è un miscuglio di elementi fra predeterminati e fra attivati dalla nostra stessa coscienza. A questo insieme di elementi, tuttavia, manca un altro importante ingrediente, quello che chiamo "forza del destino".
Cosa si intende per destino? Alcuni pensano che il concetto di destino implichi che ogni cosa sia determinata, cioè che, indipendentemente da come si agisca, si arriverà comunque a un dato passo del proprio percorso. Altri rifuggono totalmente l'idea che possa esserci qualcosa di predeterminato. Altri ancora pensano, invece, che il destino esista, ma solo per gli eventi più significativi della vita.
Cara anima che mi leggi, se tu potessi unire con una linea immaginaria tutti i momenti della tua esistenza, sono certa che scorgeresti un disegno, probabilmente con alcune aree ancora da completare.
Questo significa che il destino esiste? Sì... ma non devi pensare al destino come a qualcosa che interferisce o annulla il tuo libro arbitrio. Si tratta piuttosto di un insieme di qualità che anelano a realizzarsi attraverso di te. La quercia anela a realizzarsi attraverso lo sviluppo del seme, essa rappresenta per lui il suo destino. Allo stesso modo, esiste un "potenziale realizzativo" inscritto in ciascuno di noi, che vuole germogliare.
Pensa al destino come a una forza che ti attira magneticamente verso una meta, così come il Polo Nord attira l'ago della bussola e indica la direzione. Qualunque sia la meta che è in serbo per te, essa implica sempre una crescita della coscienza, nel bene e nel male.
A volte percepisci la forza del destino quando, coltivando le tue aspirazioni, senti la gioia maturare e con essa la tua forza interiore. Altre volte ancora, raggiunto un certo risultato, provi la sensazione di essere come arrivato là dove già eri atteso, e allora comprendi il senso di tutti i bivi e gli ostacoli che ti hanno portato a quel punto.
In genere si pensa che noi siamo "causati" dal nostro passato. Questo è corretto, ma solo in parte. Ciò che i più ignorano è che la forza del passato, detta anche "forza delle radici", non è l'unica spinta a modellarci. C'è anche la forza del destino, che ci chiama da un tempo che ancora deve essere, ma che prima o poi sarà.
La forza delle radici e la forza del destino sono importanti allo stesso modo. Esse sono inoltre collegate reciprocamente e nell'una si trovano i semi dell'altra. Per esempio, a volte dentro un grande coraggio alberga il passato di una profonda timidezza, che fu il seme dal quale emerse tutto il resto. E, dentro una profonda timidezza, alberga l'inconscia e inquietante visione del grande coraggio che si è destinati a manifestare.
Noi ci troviamo sempre nel mezzo di queste due forze, ed è bene ascoltarle entrambe. Guardare agli eventi solo dal punto di vista del passato, di ciò che è stato, è usare metà della visione, una metà "maschile", razionale, lineare. Ignorare la qualità del proprio terreno di discendenza, presi dal progettare il proprio futuro, anche in tal caso è usare metà della visione, quella "femminile", simbolica, analogica, creatrice di ciò che ancora non è.
Possiamo e dobbiamo, invece, integrare entrambe le forze. Del passato si elabori il terreno, il suggerimento e il dono (che c'è sempre) dei suoi semi, che è l'humus della nostra trasformazione. Del futuro, si accolga coraggiosamente la spinta a evolvere nella direzione che forse più ci spaventa, ma dove sappiamo che ci ritroveremo più grandi, in ogni senso.
Letture consigliate:
Metagenealogia di Alejandro Jodorowsy
Libro degli Angeli di Igor Sibaldi
Il Codice dell'Anima, di James Hillman.
Cosa si intende per destino? Alcuni pensano che il concetto di destino implichi che ogni cosa sia determinata, cioè che, indipendentemente da come si agisca, si arriverà comunque a un dato passo del proprio percorso. Altri rifuggono totalmente l'idea che possa esserci qualcosa di predeterminato. Altri ancora pensano, invece, che il destino esista, ma solo per gli eventi più significativi della vita.
Cara anima che mi leggi, se tu potessi unire con una linea immaginaria tutti i momenti della tua esistenza, sono certa che scorgeresti un disegno, probabilmente con alcune aree ancora da completare.
Questo significa che il destino esiste? Sì... ma non devi pensare al destino come a qualcosa che interferisce o annulla il tuo libro arbitrio. Si tratta piuttosto di un insieme di qualità che anelano a realizzarsi attraverso di te. La quercia anela a realizzarsi attraverso lo sviluppo del seme, essa rappresenta per lui il suo destino. Allo stesso modo, esiste un "potenziale realizzativo" inscritto in ciascuno di noi, che vuole germogliare.
Pensa al destino come a una forza che ti attira magneticamente verso una meta, così come il Polo Nord attira l'ago della bussola e indica la direzione. Qualunque sia la meta che è in serbo per te, essa implica sempre una crescita della coscienza, nel bene e nel male.
A volte percepisci la forza del destino quando, coltivando le tue aspirazioni, senti la gioia maturare e con essa la tua forza interiore. Altre volte ancora, raggiunto un certo risultato, provi la sensazione di essere come arrivato là dove già eri atteso, e allora comprendi il senso di tutti i bivi e gli ostacoli che ti hanno portato a quel punto.
In genere si pensa che noi siamo "causati" dal nostro passato. Questo è corretto, ma solo in parte. Ciò che i più ignorano è che la forza del passato, detta anche "forza delle radici", non è l'unica spinta a modellarci. C'è anche la forza del destino, che ci chiama da un tempo che ancora deve essere, ma che prima o poi sarà.
La forza delle radici e la forza del destino sono importanti allo stesso modo. Esse sono inoltre collegate reciprocamente e nell'una si trovano i semi dell'altra. Per esempio, a volte dentro un grande coraggio alberga il passato di una profonda timidezza, che fu il seme dal quale emerse tutto il resto. E, dentro una profonda timidezza, alberga l'inconscia e inquietante visione del grande coraggio che si è destinati a manifestare.
Noi ci troviamo sempre nel mezzo di queste due forze, ed è bene ascoltarle entrambe. Guardare agli eventi solo dal punto di vista del passato, di ciò che è stato, è usare metà della visione, una metà "maschile", razionale, lineare. Ignorare la qualità del proprio terreno di discendenza, presi dal progettare il proprio futuro, anche in tal caso è usare metà della visione, quella "femminile", simbolica, analogica, creatrice di ciò che ancora non è.
Possiamo e dobbiamo, invece, integrare entrambe le forze. Del passato si elabori il terreno, il suggerimento e il dono (che c'è sempre) dei suoi semi, che è l'humus della nostra trasformazione. Del futuro, si accolga coraggiosamente la spinta a evolvere nella direzione che forse più ci spaventa, ma dove sappiamo che ci ritroveremo più grandi, in ogni senso.
Letture consigliate:
Metagenealogia di Alejandro Jodorowsy
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Il Codice dell'Anima, di James Hillman.
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Nathan Algren: "Io penso che un uomo fa ciò che può, finché il suo destino non si rivela."
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