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68. Giorno dopo giorno

Sembrerò banale o superficiale, ma quando mi si chiede "Come si esce dai guai?" io rispondo spesso: "Uscendone".

Da una parte, accorgersi delle nostre dinamiche in gioco, dei fattori che condizionano la nostra personalità e lavorare sull'osservazione di sé, rimangono strumenti di base insostituibili. Ma spesso non basta. E' una condizione necessaria - come si dice nelle scienze matematiche - ma non sufficiente.


Si esce dai guai decidendo di uscirne, affermando - non solo in modo meccanico ma con la luce della coscienza - "lo voglio". "Voglio stare bene". "Voglio superare questo percorso".

E così, giorno dopo giorno, ci alziamo al mattino e andiamo a pagare le bollette. Andiamo al lavoro se ne abbiamo uno, o ci adoperiamo per cercarlo, dandoci da fare.
Giorno dopo giorno andiamo in palestra, o facciamo le camminate che dobbiamo fare per mantenerci in forma. Mangiamo con equilibrio. Usciamo con gli amici, leggiamo un buon libro, ripariamo quello che dobbiamo riparare. Agiamo quando è opportuno agire, e ci fermiamo quando è opportuno fermarsi.
Giorno dopo giorno, cerchiamo di stare nel ruolo della nostra vita, e di rispettare quello degli altri.
Giorno dopo giorno, nelle piccole cose quotidiane, portiamo avanti il nostro cammino, con semplicità.

Tutto questo produce coscienza, costruisce dalle fondamenta... e sviluppa qualità superiori che sono sempre radicate nell'effettiva capacità di esserci e agire. Non sono le "bombe" improvvise a cambiare la situazione, a tirarci fuori dai guai. Non diventeremo più saggi o illuminati con un seminario intensivo di due giorni o perché un guru ci mostrerà all'improvviso la via. E se avremo invece l'impressione che sia così, è solo perché non ci eravamo accorti del "lavoro di preparazione" che avevamo fatto... giorno dopo giorno.

"Tanto è inutile. Sei un inetto. Hai fallito e fallirai sempre". Che presa può mai avere una tal voce, su di un "io" che si dà pienamente alla vita, con dedizione e attenzione? Invece, solo un "io" che si mette al centro del mondo e guarda esclusivamente a se stesso, può soffrire dell'essere criticato.

Quando il nostro "io" è al servizio della quotidianità, dei rapporti, delle piccole grandi cose... esso non prova gran pena di fronte ai suoi fallimenti, perché l'unica cosa che avverte come importante è la possibilità di costruire, a partire dal momento presente, con la fiducia che i percorsi scelti dall'Anima hanno sempre un cuore di Luce.


Commenti

Giulio A. ha detto…
"Per me il tempo non è finito."

Ne sei davvero sicura?

O è quella tal voce?

In tutta sincerità, da tempo ho tutt'altra sensazione. E queste tue parole, che brillano, non fanno che confermarla.

Serenità.
Camilla Ripani ha detto…
Non è per falsa modestia, ma davvero tocco ogni giorno i miei limiti. Di fatto, sono appena precipitata in un burrone, da cui sto risalendo. Questo è il secondo Natale che mi vede (quasi letteralmente) morire... e poi rinascere (comincio a temere già il prossimo dicembre)!

Mi rendo conto, tuttavia, di abitare una posizione non comune in termini di coscienza... Però c'è ancora così tanto da fare, così tanto da essere, che non solo ho la sensazione che per me il tempo non è finito, ma che deve ancora accadere... In ogni caso, è un viaggio meraviglioso.

Ecco il link al tuo splendido post (posso?), per dare un riferimento ai naviganti curiosi di capirne di più:
http://www.marenectaris.net/journal/20101231/il-tempo-e-finito/
Camilla Ripani ha detto…
PS. In ogni caso hai ragione: devo fare maggiore attenzione alla "voce". Sii benedetto.

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