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16. Questioni di vita

Dalla cronaca di qualche giorno fa apprendiamo che un cittadino belga, Ron Houben, rimasto paralizzato a seguito di un grave incidente, è stato erroneamente considerato in stato di coma, per ben 23 anni... periodo durante il quale nessuno si era accorto come l'uomo fosse in realtà perfettamente lucido e cosciente, al di là della paralisi fisica!
Un grave errore che - a detta dei medici - non potrebbe ripetersi grazie alla sofisticatezza dei mezzi diagnostici attuali. Mi chiedo, comunque, come sia stato possibile perpetuare l'errore così a lungo...
L'uomo ora comunica grazie all'ausilio di un computer, con cui ha fatto sapere che quando i medici si sono accorti della sua reale condizione, ha provato un'emozione indicibile e la sensazione di attraversare una "seconda nascita".

Houben viveva prigioniero del suo corpo quando tutti pensavano che la sua coscienza fosse nulla (o al limite altrove, se si "crede" che il cervello fisico sia un ponte, e non un contenitore)...

Non solo, indagando scopro che esistono casi di effettiva condizione di coma o stato vegetativo considerato permanente da cui i pazienti riemergono, e contro ogni aspettativa tornano "di qua" (si veda ad esempio la storia di Salvatore Crisafulli o quella di Terry Wallis) ... e alcuni raccontano anche come avessero sempre percepito, in qualche modo, l'ambiente circostante!

Storie, queste, che ci fanno riflettere sul significato e sul valore della vita e su come ci illudiamo di identificarne i confini.

La vita è un valore prezioso... La libertà di scelta di un certo percorso, anche, lo è... ma a volte queste due strade si dividono, davanti a un bivio in cui bisogna scegliere.
E se c'è chi è convinto della verità assoluta di una strada rispetto all'altra, penso invece che ciascuno di noi - pur potendo e dovendo lottare per nutrire/affermare i valori che più considera essenziali e coscienziosi - non può avere la pretesa di sostituirsi a coloro che sono chiamati drasticamente a prendere una decisione.

Perché nell'imporre un valore che sia (a nostro parere) democratico/ vitale/ innocuo vi è il rischio di alimentare il suo opposto...
Le implicazioni etiche sono molteplici, me ne rendo conto, e numerosissimi i punti di vista...
Forse, risposte assolute non ve ne sono. Voi cosa ne pensate?

(Camilla Ripani per il Blog Punti di Vista su www.nonsoloanima.tv)

Commenti

Anonimo ha detto…
Una domanda provoca una risposta e provoca una domanda. La risposta e' lo specchio della domanda e cosi' via. Solo la domanda esiste, la domanda apre ad altre domande. Solo con la domanda puo' essere ascoltato il mistero, la risposta che porta alla domanda che ti permette di ascoltare il mistero e' una risposta buona. Il problema non e' quello del e' giusto o sbagliato. Il problema e' il rapporto che noi abbiamo col mistero, il mistero e' il motore che porta a riscoprire e' solo luminoso, il mistero e' per tutti, e' il vero codice sorgente su chi siamo costruiti.(comunque si' il cervello e' un trasduttore).
Camilla Ripani ha detto…
Grazie per il commento. Anch'io penso che un punto fondamentale sia quello del rapporto con il mistero.
Penso che occorra maggiore consapevolezza di come sia fatta la "realtà" in cui viviamo, in ogni senso. Più si ha conoscenza (effettiva, non certo solo intellettuale), più si è liberi e più si è in grado di effettuare una scelta consapevole...

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