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17. Karma - parte 1/2

E' oramai entrato a far parte del vocabolario comune, eppure il concetto di "karma" è spesso travisato o usato in modo improprio. Per alcuni è sinonimo di "sfiga"... tant'è che, in giro, si sente ogni tanto una frase del tipo "Deve essere il mio karma". Per altri, invece, karma significa ineluttabilità, destino programmato, mancanza di libertà...

"Karma" è un termine sanscrito che richiama il concetto di "azione", ed è proprio all'azione che si riferisce: in poche parole, karma significa "effetto messo in moto da una causa"...

Tuttavia il karma è ben più del concetto che "ad ogni azione corrisponde una reazione", come si è indotti a credere, pensando magari a una qualche cosmica "legge del taglione" (quando non si creda invece nella sfiga)... si tratta, infatti, della possibilità di conoscere e di evolvere...

Occorre prendere in considerazione due fattori:

1) La materia può essere "impressionata". Così come il peso di un corpo lascia delle impronte sulla sabbia, il peso di certe azioni lascia delle impronte vibratorie nel cuore della materia che, quindi, ha capacità di memoria.
2) La vita su tutti i piani dell'esistenza si esplica attraverso l'azione che mette in moto cause e relativi effetti.

Alcuni eventi sono molto forti e densi, e la qualità che li caratterizza lascia un'impronta che attirerà nuova materia di quel tipo... fino a quando non si sarà compreso ed esaurito pienamente il meccanismo di attrazione-repulsione che si viene a creare (e qua non c'è da aprire una parentesi ma una voragine, però ci accontenteremo per ora di fare attenzione a come spesso ci sentiamo attratti in modo compulsivo da certe dinamiche/avventure che tengono a ripetersi, contro ogni logica e sensatezza).

Vorrei precisare che per "azione" non ci si riferisce solo a quella fisica, ma anche quella che agisce sul piano astrale (attività emotiva) e mentale (attività di pensiero); ecco quindi che tutto quello che facciamo-proviamo-pensiamo mette in moto le circostanze della nostra vita e fa in modo che tutti paghino i propri conti, in un elaborato fluire multidimensionale dove gli eventi di ciascuno si correlano con quelli degli altri.

In quest'ottica, non esiste sfortuna o cattiva sorte, ma solo "possibilità" di affrontare talune "qualità vibrazionali" che noi stessi abbiamo immesso in questa o altra vita. E non c'è bisogno di avere memoria di altre esistenze... è sufficiente la pratica dell'ascolto e della meditazione, con cui si raggiunge quella capacità di discernimento che consente di collegare gli effetti con le cause.

Quanto ai "viaggi psichici" (più o meno spontanei, con o senza l'aiuto di terapeuti, maghi, maghetti e sostanze) alla ricerca di altre vite... meglio lasciar stare. Se non si è in uno stato di profonda purificazione, meglio evitare il ricordo forzato di certi eventi che conducono poi a certe "visioni", queste a loro volta normalmente originate da uno stato di illusione (...)
Si guardi ai fatti, piuttosto... si guardi alla propria vita, che quello che siamo ci torna indietro, sempre... insomma basta guardarsi intorno per capire cosa abbiamo seminato e di che pasta siamo fatti!

Vorrei dire altro... ma continuo la prossima volta :-)

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