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Ombra e compito dharmico



Il compito dharmico è quella direzione che, se intrapresa, porta a una veloce espansione della coscienza. E' l'obbiettivo della nostra anima.

Per capire qual è il nostro compito dharmico, facciamo un passo indietro e diamo un'occhiata, non priva di imbarazzo, ai nostri lati ombra. Sto parlando degli aspetti più bisognosi, frustrati, difficili, intolleranti del nostro sentire. Sì, proprio quelli che emergono quando sentiamo di non essere amati, di non essere apprezzati. Quando sentiamo di essere attaccati, criticati. Quando sentiamo che nessuno si occupa di noi, o che non valiamo niente. Parlo di quegli abissi interiori dove ogni tanto precipitiamo non appena il partner ci delude, un amico ci tradisce o un collega ci fa uno sgarbo.

Queste ombre, nutrite nel profondo da ferite mai veramente rimarginate, ogni tanto esplodono come ordingni nucleari e fanno piazza pulita di ogni nostro buon proposito di mantenerci esseri razionali e distaccati, e soprattutto di non giudicare noi stessi o gli altri. Non c'è niente da fare: il corpo emotivo è la "creatura" più forte che abita la nostra personalità e, quando decide fortemente di seguire una vibrazione, non esiste niente che possa fermarlo.

Molto spesso si parla di "guarire la ferita"... e così, in un modo o nell'altro, ci mettiamo in viaggio a ritroso, cercando nel nostro passato quegli eventi che ci hanno segnato con una traccia stonata.
Qui il presupposto è che ricordare, o "capire" l'origine di un trauma, permette di scioglierlo. Presupposto che se fosse vero, avrebbe garantito la sanità emotiva o mentale a tante persone che, invece, non riescono a raggiungerla in ogni caso, come se fossero contagiate da un male interiore che non può più essere sradicato.

Avere un'idea dell'evoluzione del proprio percorso in termini di quel che è accaduto, non è negativo. Semplicemente è una mappa, non il territorio dove l'azione può essere messa in pratica. Guardare al passato è uno strumento per avere eventuali intuizioni, non una soluzione. Per quale motivo, infatti, viaggiare alla ricerca del passato dovrebbe garantirci la soluzione a quello che oggi ci disturba? Qual è la logica che sta alla base di questo ragionamento? Forse la credenza che quello che siamo dipende da quello che ci è accaduto in passato?

Eppure la spinta del futuro è molto più forte. Ciò che dobbiamo diventare - e non quello che siamo stati - muove tutti gli intrecci dell'esistenza. Possiamo deviare, ma in un modo o nell'altro convergiamo verso la luce. Lo so, agli occhi della mente, che ha deciso che lo spazio è finito e il tempo lineare, può sembrare così. Ma basta aprire la mente ad altre intuizioni per accorgersi che c'è di più, che ciò a cui oggi faccio spazio dentro di me è ciò che determina quello che io sono, compreso il mio passato.

Finché, ad esempio, avremo paura delle relazioni, allora nel nostro passato ci sarà una famiglia che ci ha traumatizzato con il suo insegnamento negativo. Quando impareremo ad amare, tuttavia, potremmo scoprire che quella stessa famiglia era semplicemente composta di gente eccentrica che tirava dei piatti ogni tanto. Non è uno scherzo, accade proprio così!

Prendersi la responsabilità delle proprie ombre
significa accoglierle qui e ora, e smettere di pensare che esistono solo perché in passato è successo qualcosa. Siamo noi che le teniamo vive, perché facciamo loro spazio nella nostra vita in un modo o nell'altro. Capita che alcuni traumi sembrino proprio la "causa" del nostro malessere. Ma, anche in questo caso, essi hanno semplicemente premuto un bottone di un meccanismo che esisteva già, in quanto parte della nostra struttura esistenziale o del nostro percorso (...) Prendiamocene la responsabilità!

Non sto negando l'influenza dell'esperienza, ma confuto il paradigma che vuole la materia e l'esperienza materiale come generatrice di coscienza. E' invece la coscienza a dirigere e a "usare" la materia per espandere la propria crescita e mettersi al servizio di piani più vasti. Non siamo vittime degli eventi, ma anime che si intrecciano agli eventi in base all'esperienza che è necessario approfondire. Nulla nell'Universo viene usato inutilmente (Legge di Economia).

E va bene, dunque. Mettiamo il caso che ci prendiamo questa "responsabilità". Mettiamo il caso, ad esempio, che se ci sentiamo insicuri e attiriamo persone che non ci amano, non è perché mammà ci ha abbandonato a due anni, ma è perché dentro di noi esiste comunque un seme che nutre questa dimensione e fa sì che proiettiamo quest'ombra all'infinito. In ogni caso la domanda che verrebbe da chiedere è "Come sciogliere le ombre?"

La domanda "giusta", in realtà, è "cosa significa sgiogliere le ombre?"
Oh, non si tratta di prendere un medicinale e sopire dei sintomi, o di fare un intervento chirurgico e rimuovere una cisti che dà fastidio da qualche parte. Eppure, anche nell'ambito della spiritualità, i disagi psico-fisici vengono spesso trattati in questo modo. Si imparano tecniche di gestione dell'ansia e si lavora per dare potere alla propria capacità di gestione, con la speranza di rimuovere il "sintomo"... ma lo stress sottostante, in effetti, rimane attivo. Impariamo solo a comportarci in modo più civile, nonostante l'abisso sia rimasto lì, sotto i nostri piedi. Ci abbiamo solo preso più confidenza e gli abbiamo dato un nome, sperando che ci ubbidisca come fanno i cani.

L'ombra non è qualcosa da "abbattare", da rifiutare, da condannare. Questo sia chiaro. Tra l'altro, spesso disprezziamo i nostri aspetti difficili e problematici senza accorgerci che, invece, ci hanno salvato in più occasioni. Salvato da una vita inautentica, salvato da quello che gli altri pensavano essere giusto e che non corrispondeva con la nostra verità profonda. Se solo provassimo a fidarci di lei e a ringraziarla per questo, potremmo vederla luccicare per un istante...

L'ombra in realtà è un consigliere saggio che ci sta dando indicazioni preziose sulla strada da percorrere. Quello che accade è che spesso travisiamo il messaggio, e in questo creiamo dolore. Allora condanniamo la nostra stessa ombra o, quando anche ciò sia troppo doloroso da riconoscere, condanniamo gli altri quando ce la ricordano, che ne siamo consapevoli o meno.

Sciogliere le ombre è ascoltare il messaggio e portarlo in azione.
Un messaggio che è sempre lo stesso: "La strada del tuo compito dharmico è questa che io, ombra, ti sto mostrando, ma la direzione è opposta".

Mi spiego meglio.
Pensiamo a un oggetto che viene colpito dalla luce del Sole. La sua ombra si proietterà in una precisa direzione. Per trovare il Sole, cosa dobbiamo fare? Semplice: guardare lungo la traiettoria dell'ombra, ma in direzione opposta!

Alcuni esempi pratici. Se nella vita soffriamo perché non ci sentiamo apprezzati, riconosciuti e visti dagli altri, significa che il nostro compito dharmico è di apprezzare, riconoscere e vedere gli altri, e non di metterci alla ricerca di persone che ci facciano sentire al sicuro.
Se cadiamo nell'abisso quando ci sentiamo disprezzati, allora il nostro compito dharmico è di apprezzare.
Se tremiamo quando ci sentiamo messi da parte e poco amati, allora il nostro compito dharmico, quello cioè che accenderà più di ogni altra cosa la fiamma della nostra coscienza, è di amare e occuparci degli altri.

In fondo non si tratta di nulla di nuovo: dare agli altri è sempre la via più efficace per ricevere!

Ci tengo a precisare alcuni punti. Occorre che si abbia una certa consapevolezza dei propri bisogni e di come agiscono le proprie ombre. Alcuni bisogni apparenti, infatti, sono solo il sintomo di bisogni più profondi. Insomma, l'ombra ci parla ma va prima, in qualche modo, intravista. E' più che altro una questione di ascolto della sensazione profonda, e non un ragionamento a livello puramente mentale. Se ci sintonizziamo con il cuore, allora siamo sulla strada giusta.

Il secondo punto è che gli "altri" a cui mi riferisco non sono solo le persone che entrano nel nostro vissuto giornaliero, quotidiano od occasionale, ma anche le parti di noi più sofferenti. Spesso ci dimentichiamo di avere un bambino un po' accartocciato dentro di noi, che ha perso fiducia nella possibilità di essere amato o di agire nella libertà del suo sentire. Anche a lui possiamo dare quello che desideriamo per noi.

Qualcuno potrebbe pensare: perché non guardare direttamente al Sole? C'era bisogno di usare le ombre?
Il fatto è che a volte il Sole può essere accecante, soprattutto se gli occhi non sono abituati a vederlo. E noi qui in Terra stiamo imparando ad aprirli. Così, per individuare la fonte della luce, è più facile accorgersi dell'ombra che di una luce diffusa tutto intorno. Se, invece, giudichiamo l'ombra, allora complichiamo tutto, non capendo che si tratta del rilevatore del nostro compito dharmico. Grazie, ombra!


Wood sunset 1: Wood sunset in Santa Isabel, Rabade, Lugo, Galicia, Spain, Eu



Commenti

Anonimo ha detto…
Ciao! Mi rispecchio molto con il contenuto di questo post. Io ho un ombra che mi porto dietro da quasi 3 anni e quella volta si è accesa all'improvviso.
Per tutto questo tempo e tutt'ora ho sempre cercato di darmi spiegazioni abbastanza razionali ma mi sono resa conto che è inutile perchè comunque questa zona oscura che non riesco accettare permane e forse diventa anche più grande. Purtroppo però fa molta paura perchè diciamo che è abbastanza selvaggia e mi fa pensare cose che non voglio. Nonostante mi sembra un po stupido scrivere commenti abbastanza personali lo posto lo stesso :)
Ciao ciao,
E.
Camilla Ripani ha detto…
Ciao E.
grazie per il commento. Non è affatto stupido!

Concordo con te, le spiegazioni razionali possono arrivare solo fino a un certo punto, anche perché la mente inevitabilmente esprime giudizi... E quando si ha a che fare con le ombre, il giudizio è davvero inutile, anzi può solo che peggiorare la situazione.

Spero che tu possa trovare un punto di equilibrio con la tua ombra, qualunque essa sia.
Le ombre diventano "pericolose" solo quando sono non viste e giudicate.

In genere possiamo chiedere consiglio anche alle nostre "parti più luminose"... (anima, buon senso, dio interiore, quello che volete, ecc.). Ciò a cui diamo attenzione cresce, e se quindi nutriamo gli aspetti costruttivi di noi, questi cresceranno.

Occhio: diamo attenzione anche in modo inconscio. Così quando la gente pensa di non dare attenzione alla propria ombra, in realtà fa solo finta di non vederla, ma inconsciamente la nutre...

Meglio allora stare ad ascoltare, mantenendo il cuore aperto e vigile.

L'ombra è come una divinità degli antichi: se la onori, può esserti amica e indicarti la direzione del vento, in modo che tu possa usare bene le tue vele. Se la ignori, scatena fulmini e saette...

Tutti gli dei vanno visti e onorati :)
Anonimo ha detto…
Ciao,
ho trovato molto interessante questo post....
Purtroppo però seppur ci si rende conto di certi lati ombra non riesco a contenerli e in seguito mi critico per essermi comportata nel modo che non avrei voluto affatto ma spinta da una cosa che irrompe dentro e non riesco a fermare. Poi cerco di guardare dentro me e mi sembra di non aver ancora capito niente, di non essere migliorata e di portare ancora tanta rabbia dentro me. Per esempio ora mi trovo ad avere vicino una persona (sorella del mio ragazzo a cui lui tiene tantissimo) che mi irrita e scatena dentro un gorgoglio di emozioni contrastanti. Lei hai miei occhi appare arrogante, opportunista, rabbiosa e ingrata. Tratta sua madre a pesci in faccia, urlandole sempre contro e offendendola anche davanti a me. Sua madre si è sfogata con me e mi ha chiesto consiglio, che con diplomazia ho detto che un giorno anche sua figlia capirà che tutto quello che fa lo fa perchè le vuole bene. Mi ripeto che non devo giudicarla ma finisco per scoppiare e fare propio l'opposto tra me e me. Non riesco bene a capire se è gelosia la mia, in parte credo di si, o se è tipo una sorte di crocerossina che vede la mamma soffrire e vorrebbe far capire alla figlia che le sta facendo tanto male. Se paragono queste mie sensazioni all'opposto dell'ombra, ossia la direzione dharmica sarebbe dare più amore e accettare quello che ho senza aspettarmi di più? sono un po' confusa, e mi scuso se quello che scrivo non ha un filo chiaro e diretto. Eppure so che quella ragazza seppur tanto arrogante non vive bene la situazione tanto quanto la mamma. E alla fine partendo da un discorso che riguardava "me" mi trovo a pormi le domande su di "loro", perchè seppur mi irrita quella parsona mi trovo a pensare come potrei fare per aiutarla. Sentimenti contrastanti tra loro che si alternano. Forse finisco per far lavorare troppo la mente... e finisco per non capire niente.

Saluti
Art
Camilla Ripani ha detto…
Ciao Art... Un patto: ora ti dico la mia per quel che posso capire, e dall'altra facciamo che tu non ci metti aspettativa o giudizio, e prendi tutto "con le pinze" cioè con la massima serenità... E soprattutto, se ti risuona usalo, e se non ti risuona, buttalo via senza alcun rimorso ;)

> Purtroppo però seppur ci si rende conto di certi lati ombra non riesco a contenerli
Cosa intendi per "contenerli"? Non vorrei ci fosse una nota di giudizio in questo “contenerli”! 
I lati ombra non sono "sbagliati", non è qualcosa da giudicare. Sono piuttosto come bambini piccoli, con la loro sensibilità e le loro paure. Quindi primo punto: i nostri lati ombra non vanno soppressi-contenuti-delimitati-giudicati. Vanno piuttosto *riconosciuti* (che è diverso da *accettati*... non c’è nulla da accettare, un bambino piccolo non lo si “accetta” poiché non ha nulla di sbagliato…)

> e in seguito mi critico per essermi comportata nel modo che non avrei voluto affatto ma spinta da una cosa che irrompe dentro e non riesco a fermare.

Eccolo lì, il nostro "amico" di sempre: il giudizio.

Fammi un favore, qualunque cosa sia successa… Se hai fatto del danno a qualcuno, chiedi pure scusa e se necessario rimedia, ma per il resto fai una scelta con te stessa: indipendentemente dai giudizi degli altri, sostieni quello che SEI e lo SPAZIO che occupi con i tuo essere, nel modo in cui vuoi essere, o nel modo in cui le parti vogliono essere. Esempio: ti accorgi che hai avuto una reazione che non volevi? Ecco, fa’ in modo che il tuo primo pensiero non sia “Che stupida…” ma “Se questa parte di me ha fatto così, avrà avuto le sue ragioni. E io la sostengo”. Poi, se vuoi “cambiare”, quella è un’altra storia: dipende dal mettere al centro del tuo “governo interiore” un adulto che riconosca e si occupi di tutte le altri parti. Ma non può farlo se le giudica o le pensa sbagliate… Prima cosa, dunque, è allearsi con se stessi…

> Poi cerco di guardare dentro me e mi sembra di non aver ancora capito niente, di non essere migliorata e di portare ancora tanta rabbia dentro me.

Come sopra :)

CONTINUA
Camilla Ripani ha detto…
PARTE 2

> Per esempio ora mi trovo ad avere vicino una persona (sorella del mio ragazzo a cui lui tiene tantissimo) che mi irrita e scatena dentro un gorgoglio di emozioni contrastanti. Lei hai miei occhi appare arrogante, opportunista, rabbiosa e ingrata. Tratta sua madre a pesci in faccia, urlandole sempre contro e offendendola anche davanti a me. Sua madre si è sfogata con me e mi ha chiesto consiglio, che con diplomazia ho detto che un giorno anche sua figlia capirà che tutto quello che fa lo fa perchè le vuole bene. Mi ripeto che non devo giudicarla ma finisco per scoppiare e fare propio l'opposto tra me e me. Non riesco bene a capire se è gelosia la mia, in parte credo di si, o se è tipo una sorte di crocerossina che vede la mamma soffrire e vorrebbe far capire alla figlia che le sta facendo tanto male.

Wow… qui c’è un groviglio di mondi e dimensioni… E persone che probabilmente non sono state viste.

La sorella: probabilmente è arrogante davvero. Ma la domanda interessante da fare sarebbe: come mai è così? … Mi vien da pensare che questa persona deve essere stata non vista nei suoi bisogni, e avere una gran sofferenza dentro. Inoltre, spesso in una famiglia ci sono dei figli che si fanno carico di mostrare quella rabbia che è stata tenuta nascosta dai genitori/parenti in modo formale, ma che in realtà ha agito eccome in seno alla famiglia. E capita che gli altri, figli, invece, divengano iper controllati e disponibili, sentendo di non avere il diritto di occupare manco lo spazio per camminare…
Al più chiediti se quella persona sta urlando anche per te… il nostro bambino interiore, quando viene messo da parte, quando non vogliamo vederlo, urla davvero forte… e se non lo ascoltiamo, si metterà ad *attrarre* nella nostra vita tante persone “urlanti”… 
Pensaci, ma non fartene contagiare.

Tu e la madre: Ecco, anche se è la mamma del tuo moroso, magari ricorda bene: la sofferenza di sua figlia e per sua figlia, NON è la tua sofferenza. Tu non sei tenuta a fartene carico. Tu non sei responsabile di questo conflitto. Né sei tenuta a dire “parole di pace” o a farti “panino” cioè a metterti in mezzo da paciere dentro un conflitto… Inoltre non sei “più brava” o amorevole se tieni sotto controllo i conflitti. Anzi puoi peggiorare le cose perché i conflitti non vanno tenuti “sotto controllo”, piuttosto le persone che li attivano vanno viste, riconosciute, ascoltate. Sembra la stessa cosa, ma non lo è. Nel primo caso c’è una pretesa (ad esempio che si calmino le acque) o un giudizio (che reputa pericolosi o sbagliati i conflitti) contro il conflitto stesso, e questo in genere non lo fa spegnere… 
E questo vale anche e prima di tutto con i conflitti che abbiamo dentro di noi... quelli in fondo in fondo, che ci illudiamo di non avere ma che poi ci sono, e lo sappiamo perché al primo conflitto che qualcuno ci mostra intorno a noi, noi andiamo subito in stress…

CONTINUA
Camilla Ripani ha detto…
> Se paragono queste mie sensazioni all'opposto dell'ombra, ossia la direzione dharmica sarebbe dare più amore e accettare quello che ho senza aspettarmi di più?
sono un po' confusa, e mi scuso se quello che scrivo non ha un filo chiaro e diretto. Eppure so che quella ragazza seppur tanto arrogante non vive bene la situazione tanto quanto la mamma. E alla fine partendo da un discorso che riguardava "me" mi trovo a pormi le domande su di "loro", perchè seppur mi irrita quella parsona mi trovo a pensare come potrei fare per aiutarla. Sentimenti contrastanti tra loro che si alternano. Forse finisco per far lavorare troppo la mente... e finisco per non capire niente.

Pensare in termini di “direzione dharmica” può essere uno strumento potente, ma richiede prima di tutto di vedere l’ombra. E vederla bene  Perché c’è un’altra ombra che rischia di insinuarsi, e che è “il buonismo”. Non mi fraintendere, io sono convinta che la tua sia una sincera volontà di bene. Ma qui non stiamo parlando della volontà né degli intenti, ma dell’ombra… ok Se fosse evidente, non si chiamerebbe “ombra” 

Cosa è il buonismo? E’ un’ombra.. che cela un’altra ombra: la paura della rabbia… Che a sua volta cela un dolore: un bisogno non visto!

Insomma, quello che ti chiedo è: ma in tutta questa situazione, tu dove sei? … Cosa provi? … Come ti senti?

Chi l’ha detto che in una situazione di persone aggressive, tu debba “sciogliere” questi nodi? (anche se le persone sono tuoi familgiari e ti direi anche il tuo stesso partner…)
Chi la detto che nelle situazioni di confusione ci sia qualcosa da “capire”?

… Ti dico questo perché ho la sensazione che tu dia “per scontato” che il tuo ruolo sia quello di mettere a posto le cose (o qualcosa del genere). In una situazione dove ci sono i casini della famiglia del tuo ragazzo: tu dove sei in tutto questo? E i tuoi di problemi personali, di voglie, di desideri, di altro… dove sono? Ma devono per forza ruotare tutto intorno a queste persone?

(E te lo dice una che se non “capisce” non le pare di vivere… e non parliamo di fare da “paciere”…)

Il punto è che qui c’è poco da capire. Da una parte c’è rabbia (che agisce tramite la sorella del tuo lui e poi tramite i tuoi sentimenti di frustrazione… ti senti giustamente in collera ma magari ti giudichi pensando che ci sia una qualche invidia… invidia de che, scusa… del fatto che questi si lancino rabbia addosso l’un l’atro?!)

Insomma, cara mia: dove e quali sono i tuoi bisogni in questa situazione?
I bisogni “veri”… non quelli che ti fanno pensare: se tutti fossero tranquilli io sarei felici…!
(Indizio: I tuoi bisogni “veri” dipendono da te, non da quello che fanno gli altri)

Ecco, ho la sensazione che tu non veda te stessa… che tu non senta di occupare giustamente uno spazio con la tua stessa esistenza… Il rischio è che la rabbia monti dentro di te e che prima o poi esploda… in modo diretto, oppure indiretto con atti di aggressività passiva… ma alla fine rischi anche di ammalarti, cara mia, con tutte queste energie tenute dentro!

La “direzione dharmica”, quindi e forse, è voltarti e cominciare a guardarti, a RICONOSCERTI, a sentire che hai delle gambe che poggiano a terra, dei piedi che ti sostengono… degli occhi che guardano la situazione e sono occhi TUOI … tuoi, non quelli degli altri. Guarda alle cose con i tuoi occhi, e non con quelli degli altri… perché se gil altri vedono male te, per un motivo o nell’altro, tu rischi di andare in tilt se pensi che i loro occhi siano più veri dei tuoi…

CONTINUA
Camilla Ripani ha detto…
ULTIMA PARTE


Ecco un esercizio che sto facendo in questo periodo per riappropriarmi dei confini di me stessa, e se vuoi puoi provare a farlo anche tu:

Ogni mezz’ora, oppure quando posso, mi chiedo:
Cosa sto provando in questo momento?

E poi cerco di sentire lo spazio di me, quello che occupo con il corpo, il mio respiro.. e sto lì, in questo spazio, e quando mi muovo sento che porto in giro il mio corpo, e faccio attenzione allo spazio che occupo.

E ogni giorno mi chiedo cosa mi piace, ad esempi cosa mi piace mangiare, qualche spazio della stanza mi piacerebbe ridipingere, ecc ecc e poi mi impegno a nutrirlo, indipendentemente dal giudizio degli altri.

Perché se non ci accorgiamo di noi stessi, del nostro spazio, se non torniamo al nostro centro corporeo, tutto il resto non potrà essere affrontato se non con strategie… ma le strategie non servono a iente.

Conclusione: riappropriati del tuo spazio, in ogni senso, e non giudicare le espressioni delle tue parti interiori., comprese quelle di rabbia, frustrazione, disagio…

Come accennato in premessa, se qualcosa ti risuona, usalo. Se non ti risuona, è stato comunque interessante parlare di queste tematiche.

Un abbraccio.
Anonimo ha detto…
Ciao Camilla,
grazie mille per la tua risposta...
sono arrivata ad un certo punto e mi è venuto propio da piangere come se mi dicessi è questo che fa male.
Forse è che ho represso troppe emozioni e mi sono fatta condizionare che dentro di me non riesco piu a capire cosa sia veramente giusto per me.
Penso che provo un senso di colpa e di non appartenenza e se devo essere onesta mi sento anche in colpa di provare un senso di colpa, non so se riesco a spiegarmi.
Ma oltre a questo quando mi ritrovo in una situazione come quella che ti ho descritto della famiglia del mio ragazzo mi sembra di assorbire tutto come una spugna e di trovarmi io stessa in quella situazione, come se provassi le loro emozioni facendole mie. Perchè le faccio mie? E sicuro ho qualcosa da imparare da queste situazioni, perchè nell mia vita mi sono sempre trovata accanto persone "bidognose d'aiuto", probabilmente le ho attirate io stessa, e se fossi io quella bambina che ha bisogno d'aiuto? Forse il mio cercare di aiutare gli altri è propio un compensare questo senso di colpa, perchè se non aiuto qualcuno è come se mi sentissi cattiva.
E non so bene come fare a comportarmi perchè ho un giudizio di me stessa molto rigido e autolesionista. Come posso fare? peso tutte le mie azioni, le parole dette e non dette, e poi mi dico avrei dovuto fare così...ecc.
Forse il mio lato ombra è propio la paura di essere cattiva e di essere punita per questo.
Mi pare che quando incomincio magari a fare qualcosa per me stessa mi venga fatto pesare dalle persone vicine a me, e quindi ricado nel senso di colpa e il circolo ricomincia.
Mi sembra tutto complicato ed è come se girassi a vuoto nello stesso punto.


Proverò a fare l'esercizio che mi hai consigliato...
grazie mille per avermi ascoltato..

un saluto
Art
Nameda Art ha detto…
Hello
I ask you to remove my art which you published without link back to my art, as well you cropped thw work and removed my watermark. That is called arttheft by international laws. If you dont have my art removed within 3 days I will send the screenshot ot this page to my lawyer and file a lawsuit against you
Nameda Art
Camilla Ripani ha detto…
Hallo Nameda Art, sorry for replying late but google put your comment in spam and i didnt see it immediately. I have tried to contact you in order to ask you where to find the original work as it is really beatiful, in order to publish it complete, but i couldnt find any contact information in your profile, so i removed the work as requested. Sorry for the stress. Internet has so many copies of works (my written works are copied too) but because sometimes people use the net to share and re-share all kind of information they find... and you never cannot know for sure if something online is original. I use the images i find. Sorry.

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