Sull’aldilà vi sono numerose ipotesi. Le più gettonate sono: 1) L’aldilà non esiste 2) Esiste ma da quel luogo non si torna 3) Dall’aldilà si torna (con la reincarnazione).
Alcuni credono in vie di mezzo, come al fatto che dopo la morte sopravviva nell'aldilà una qualche parte energetica di noi, ma non tutta la personalità, e dunque sono "preoccupati" in un certo senso di perdere il loro "io".
Altri ancora sono semplicemente angosciati dal concetto stesso di morte e, se potessero, comprerebbero l'immortalità. In mancanza di questo, fanno di tutto per non pensare alla morte e rincorrono ogni elisir di lunga vita, costi quel che costi.
Quanto a me, la morte non mi preoccupa. Almeno, non più di tanto. Ho avuto dei viaggi astrali, distaccandomi dal corpo fisico, e ho anche "incontrato" entità disincarnate, quindi la possibilità che si sopravviva alla propria parte materiale per me è qualcosa di concreto. Ma se anche tutto questo fosse stato il frutto di una ingegnosa elaborazione cerebrale, non vedo dove sia il problema: se alla morte mi ricorderò di me, bene. E, se non mi ricorderò, bene lo stesso, perché semplicemente non percepirò il problema.
Dea, una entità spirituale collettiva, sulla morte si è espressa nel seguente modo. Lo riporto perché è un concetto che mi piace e che trovo ispirante:
La morte è un cambio di stato, come quelli che attraversate nel corso della vita quando nascete, giungete all'infanzia, entrate nell'adolescenza e diventate adulti.
Un adulto non percepisce la realtà così come quando era bambino; ricorda alcune cose, altre invece le ha dimenticate, altre ancora le ha lasciate andare per fare spazio a dimensioni più mature, e gli sembra naturale che sia così. Con la morte accade qualcosa di simile: siete come adulti che guardano a quando eravate bambini, e vi sembra semplicemente ovvio che sia accaduto così.
Certo, se nel passato vi siete opposti a voi stessi e all'esistenza, rendendo dolorosi e disfunzionali le crescite e i ricordi, avrete dei rimpianti e sentirete la necessità di una rielaborazione. In ogni caso, la vita dopo la morte non potrà mai essere come la vita prima della morte, semplicemente perché è un altro stato, con altre consapevolezze e altre opportunità.
A chi teme la morte, dico: ogni volta che amate, ogni volta che siete grati, vi collegate con l’infinito che è in voi. Questo vi rende immortali, laddove “immortali” non significa che eviterete i diversi stadi della trasformazione o che resterete sempre uguali a voi stessi, ma che l’enorme rete di coscienza di cui siete parte si occuperà di voi attraverso tutte le nascite e tutte le morti che il vostro spirito attraverserà, fino a quando non ricorderete di essere parte di ciò che sempre è stato, è e sarà.
La conclusione di questo post? È che non ci sono conclusioni. Ci sono punti di vista, credenze, intuizioni. Ma forse, più di ogni altra cosa, ci sono le nostre scelte, quelle che prendiamo non solo con la mente razionale ma soprattutto con il cuore, con la parte infinita di noi, che mai potremo spiegare a parole.
Il passaggio della morte, in fondo, rimane un mistero, e non perderei troppo tempo a cercare di risolverlo. Allo stesso modo sono parte del mistero anche la nascita e la vita stessa.
Non dico di smettere di cercare una risposta, ma che la risposta più significativa è data dal nostro esserci sul nostro percorso, qualunque cosa accada, qualunque cosa ciò significhi.
Camilla
Alcuni credono in vie di mezzo, come al fatto che dopo la morte sopravviva nell'aldilà una qualche parte energetica di noi, ma non tutta la personalità, e dunque sono "preoccupati" in un certo senso di perdere il loro "io".
Altri ancora sono semplicemente angosciati dal concetto stesso di morte e, se potessero, comprerebbero l'immortalità. In mancanza di questo, fanno di tutto per non pensare alla morte e rincorrono ogni elisir di lunga vita, costi quel che costi.
Quanto a me, la morte non mi preoccupa. Almeno, non più di tanto. Ho avuto dei viaggi astrali, distaccandomi dal corpo fisico, e ho anche "incontrato" entità disincarnate, quindi la possibilità che si sopravviva alla propria parte materiale per me è qualcosa di concreto. Ma se anche tutto questo fosse stato il frutto di una ingegnosa elaborazione cerebrale, non vedo dove sia il problema: se alla morte mi ricorderò di me, bene. E, se non mi ricorderò, bene lo stesso, perché semplicemente non percepirò il problema.
Dea, una entità spirituale collettiva, sulla morte si è espressa nel seguente modo. Lo riporto perché è un concetto che mi piace e che trovo ispirante:
La morte è un cambio di stato, come quelli che attraversate nel corso della vita quando nascete, giungete all'infanzia, entrate nell'adolescenza e diventate adulti.
Un adulto non percepisce la realtà così come quando era bambino; ricorda alcune cose, altre invece le ha dimenticate, altre ancora le ha lasciate andare per fare spazio a dimensioni più mature, e gli sembra naturale che sia così. Con la morte accade qualcosa di simile: siete come adulti che guardano a quando eravate bambini, e vi sembra semplicemente ovvio che sia accaduto così.
Certo, se nel passato vi siete opposti a voi stessi e all'esistenza, rendendo dolorosi e disfunzionali le crescite e i ricordi, avrete dei rimpianti e sentirete la necessità di una rielaborazione. In ogni caso, la vita dopo la morte non potrà mai essere come la vita prima della morte, semplicemente perché è un altro stato, con altre consapevolezze e altre opportunità.
A chi teme la morte, dico: ogni volta che amate, ogni volta che siete grati, vi collegate con l’infinito che è in voi. Questo vi rende immortali, laddove “immortali” non significa che eviterete i diversi stadi della trasformazione o che resterete sempre uguali a voi stessi, ma che l’enorme rete di coscienza di cui siete parte si occuperà di voi attraverso tutte le nascite e tutte le morti che il vostro spirito attraverserà, fino a quando non ricorderete di essere parte di ciò che sempre è stato, è e sarà.
La conclusione di questo post? È che non ci sono conclusioni. Ci sono punti di vista, credenze, intuizioni. Ma forse, più di ogni altra cosa, ci sono le nostre scelte, quelle che prendiamo non solo con la mente razionale ma soprattutto con il cuore, con la parte infinita di noi, che mai potremo spiegare a parole.
Il passaggio della morte, in fondo, rimane un mistero, e non perderei troppo tempo a cercare di risolverlo. Allo stesso modo sono parte del mistero anche la nascita e la vita stessa.
Non dico di smettere di cercare una risposta, ma che la risposta più significativa è data dal nostro esserci sul nostro percorso, qualunque cosa accada, qualunque cosa ciò significhi.
Camilla
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