La mente è una grande cosa. Un potentissimo strumento da usare con cognizione di causa. Si può averla come compagno di avventura, come consigliere sul da farsi per quanto concerne situazioni pratiche. Peccato però che non serva a una mazza, quando si tratta di cercare risposte. E per "risposte" intendo proprio "risposte", non mere conoscenze tecniche acquisibili su un qualunque manuale.
La mente non conosce la direzione, eppure noi insistiamo col chiedergliela!
Faccio un esempio di domande che la mente si fa e a cui cerca risposta (ovviamente mentale), e a volte è la mente degli altri che viene a farmi queste domande, pretendendo che sia la mia mente a rispondere (che perversione!):
Sarà vero che l'anima si reincarna?
Ci troviamo su un pianeta-trappola?
Qualcuno è mai riuscito a liberarsi, qualcuno con cui magari fare due chiacchiere?
Qual è la chiave per uscire dalla prigione dei sensi?
Esiste davvero una chiave?
Esiste davvero una prigione?
E se la cacciata dal Paradiso raccontasse proprio la storia della prigione planetaria?
E se davvero fossimo dentro a un sogno?
Qualcuno o qualcosa ha interesse nel tenerci addormentati?
Perché mi sento come se la mia energia fosse usata per alimentare qualcosa che non ho scelto?
Ma allora sono uno schiavo o sono padrone del mio destino?...
E così via.
Il punto è che non si può rispondere a nessuna di queste domande. Intendo rispondere "veramente", e non con i giri mentali che tanto vanno di moda nella psiche contorta degli umani.
Mi spiego meglio: si può sempre dare "una" risposta. Ma si tratterà di un bastone di appoggio. Un appiglio utile a fare il pezzo di strada che in quel momento ci troviamo ad attraversare. Magari, una volta attraversato, non ci servirà più e dovremo buttarlo via!
Certo è che se non sappiamo dove andare, quel bastone ci servirà a ben poco.
Continuare a farsi domande è come fermarsi sul ciglio della strada e pretendere che il bastone ci dica qual è il percorso da seguire. E il bastone a volte risponde pure (ma saranno risposte "da bastone")!
Che senso ha cercare "risposte"?
Per conoscere la verità?
Ma la verità si può davvero conoscere?
Una verità detta, ma non sperimentata, non è più una verità...
Per questo molti maestri tacciono. E i discepoli che capiscono, ridono.
La verità non si può dire. Perché non c'è nulla da dire. Si può solo entrare a piedi nudi dentro di essa.
Quello che si può "dire", invece, sono indicazioni, frammenti, bastoni che aiutano a percorrere, in quel dato momento, un tratto di strada. La "conoscenza" è un prezioso (e a volte essenziale) supporto. Ma tale rimane e come tale andrebbe considerato.
Certo, ci sono parole che tendono a liberare e parole che tendono a incatenare. E chiamiamo le prime più "vere" rispetto alle seconde.
Eppure colui che ascolta sarà colui che sceglierà in che modo tali parole avranno effetto su di sé.
Ad esempio, uno schiavo potrebbe trovare nelle parole di libertà una minaccia con cui giustificare la propria prigione, e un uomo libero trovare nelle parole di schiavitù una leva con cui giustificare la propria libertà.
Qualunque "risposta rivelata" non sarà mai una "risposta", sarà solo uno strumento che verrà usato da noi in funzione di dove ci siamo messi in testa di arrivare.
Le domande possono aiutare a chiarire la visione e a educarci a nuove scoperte. In questo senso, impariamo a usarle davvero!
Ma non hanno niente a che fare con la rivelazione della verità, ossia con la "risposta".
La risposta accade quando solidifichiamo la nostra coscienza, passo dopo passo, grazie al nostro esserci.
Dove noi siamo, lì è la risposta.

In verità nulla sappiamo, ché la verità è nell'abisso.
(Democrito)
La mente non conosce la direzione, eppure noi insistiamo col chiedergliela!
Faccio un esempio di domande che la mente si fa e a cui cerca risposta (ovviamente mentale), e a volte è la mente degli altri che viene a farmi queste domande, pretendendo che sia la mia mente a rispondere (che perversione!):
Sarà vero che l'anima si reincarna?
Ci troviamo su un pianeta-trappola?
Qualcuno è mai riuscito a liberarsi, qualcuno con cui magari fare due chiacchiere?
Qual è la chiave per uscire dalla prigione dei sensi?
Esiste davvero una chiave?
Esiste davvero una prigione?
E se la cacciata dal Paradiso raccontasse proprio la storia della prigione planetaria?
E se davvero fossimo dentro a un sogno?
Qualcuno o qualcosa ha interesse nel tenerci addormentati?
Perché mi sento come se la mia energia fosse usata per alimentare qualcosa che non ho scelto?
Ma allora sono uno schiavo o sono padrone del mio destino?...
E così via.
Il punto è che non si può rispondere a nessuna di queste domande. Intendo rispondere "veramente", e non con i giri mentali che tanto vanno di moda nella psiche contorta degli umani.
Mi spiego meglio: si può sempre dare "una" risposta. Ma si tratterà di un bastone di appoggio. Un appiglio utile a fare il pezzo di strada che in quel momento ci troviamo ad attraversare. Magari, una volta attraversato, non ci servirà più e dovremo buttarlo via!
Certo è che se non sappiamo dove andare, quel bastone ci servirà a ben poco.
Continuare a farsi domande è come fermarsi sul ciglio della strada e pretendere che il bastone ci dica qual è il percorso da seguire. E il bastone a volte risponde pure (ma saranno risposte "da bastone")!
Che senso ha cercare "risposte"?
Per conoscere la verità?
Ma la verità si può davvero conoscere?
Una verità detta, ma non sperimentata, non è più una verità...
Per questo molti maestri tacciono. E i discepoli che capiscono, ridono.
La verità non si può dire. Perché non c'è nulla da dire. Si può solo entrare a piedi nudi dentro di essa.
Quello che si può "dire", invece, sono indicazioni, frammenti, bastoni che aiutano a percorrere, in quel dato momento, un tratto di strada. La "conoscenza" è un prezioso (e a volte essenziale) supporto. Ma tale rimane e come tale andrebbe considerato.
Certo, ci sono parole che tendono a liberare e parole che tendono a incatenare. E chiamiamo le prime più "vere" rispetto alle seconde.
Eppure colui che ascolta sarà colui che sceglierà in che modo tali parole avranno effetto su di sé.
Ad esempio, uno schiavo potrebbe trovare nelle parole di libertà una minaccia con cui giustificare la propria prigione, e un uomo libero trovare nelle parole di schiavitù una leva con cui giustificare la propria libertà.
Qualunque "risposta rivelata" non sarà mai una "risposta", sarà solo uno strumento che verrà usato da noi in funzione di dove ci siamo messi in testa di arrivare.
Le domande possono aiutare a chiarire la visione e a educarci a nuove scoperte. In questo senso, impariamo a usarle davvero!
Ma non hanno niente a che fare con la rivelazione della verità, ossia con la "risposta".
La risposta accade quando solidifichiamo la nostra coscienza, passo dopo passo, grazie al nostro esserci.
Dove noi siamo, lì è la risposta.

In verità nulla sappiamo, ché la verità è nell'abisso.
(Democrito)
Commenti
Grande questione...
Mi spieghi cosa intendi per "Trappola pianetaria"?
Pianeta trappola... questa mi manca...