"Stare con quello che c'è". Ecco una una frase che ho sentito usare in modo distorto, per giustificare disastrose inazioni.
Il senso costruttivo di questa espressione è l'invito a non opporsi, a non mettere in moto giri di mente, proiezioni e ansie, ma a rimanere a contatto con la realtà, qualunque essa sia. Eppure spesso si pronuncia questa frase per impedire che il proprio guerriero interiore si risvegli e faccia quel che deve fare. Si lascia spazio alla propria distruttività per soffocare qualunque altra fioritura.
Ho visto persone continuare a fare scelte infelici, ma commentare: "Sto con quello che c'è", come se fosse un esercizio di profondissima spiritualità, ma di fatto è una scusa per sottrarsi a responsabilità più grandi.
Se i comportamenti di una persona sono regolarmente distruttivi e non le portano che problemi e infelicità, il punto per lei non è stare con quello che c'è, ma liberarsi dal loop di oscurità in cui si è infognata.
A certe cose bisogna semplicemente dire no. Punto e basta. Altro che starci insieme. Stare con la distruttività? Stare con quel che fa male, soprattutto se fa male alle persone che abbiamo intorno? Ma proprio per niente! Un conto è accogliere le onde della vita, anche le più terribili e inaspettate, alle quali non possiamo sottrarci, e un altro è persistere nel voler toccare il fondo.
Oggi non servono teorici che nascondono le ombre dietro il "tutto è perfetto". Servono persone che fanno e che traducono in azione i buoni valori che vorrebbero vedere nel mondo, per se stessi e per gli altri. Servono persone che non si sottraggono dall'agire e quindi agiscono! La vita ci mostra sempre gli ambiti in cui ciascuno di noi può dare il proprio contributo.
Le erbacce sono erbacce e vanno semplicemente levate via. Certo, tutto è perfetto, non lo nego, ma allora è perfetto anche cercare un buon attrezzo per levar via radici, semi e rami infestanti prima che devastino il giardino.
Attenzione, quindi, quando una certa letteratura "new age" ci fa sentire in colpa o incapaci di "stare con quel che c'è" se dentro di noi sentiamo l'impulso a voler estirpare le erbacce. Non è che non siamo "capaci" di stare con le erbacce, è che ci vogliamo prendere cura del nostro giardino... Cosa sana e giusta!
Buon giardinaggio a tutti.
Il senso costruttivo di questa espressione è l'invito a non opporsi, a non mettere in moto giri di mente, proiezioni e ansie, ma a rimanere a contatto con la realtà, qualunque essa sia. Eppure spesso si pronuncia questa frase per impedire che il proprio guerriero interiore si risvegli e faccia quel che deve fare. Si lascia spazio alla propria distruttività per soffocare qualunque altra fioritura.
Ho visto persone continuare a fare scelte infelici, ma commentare: "Sto con quello che c'è", come se fosse un esercizio di profondissima spiritualità, ma di fatto è una scusa per sottrarsi a responsabilità più grandi.
Se i comportamenti di una persona sono regolarmente distruttivi e non le portano che problemi e infelicità, il punto per lei non è stare con quello che c'è, ma liberarsi dal loop di oscurità in cui si è infognata.
A certe cose bisogna semplicemente dire no. Punto e basta. Altro che starci insieme. Stare con la distruttività? Stare con quel che fa male, soprattutto se fa male alle persone che abbiamo intorno? Ma proprio per niente! Un conto è accogliere le onde della vita, anche le più terribili e inaspettate, alle quali non possiamo sottrarci, e un altro è persistere nel voler toccare il fondo.
Oggi non servono teorici che nascondono le ombre dietro il "tutto è perfetto". Servono persone che fanno e che traducono in azione i buoni valori che vorrebbero vedere nel mondo, per se stessi e per gli altri. Servono persone che non si sottraggono dall'agire e quindi agiscono! La vita ci mostra sempre gli ambiti in cui ciascuno di noi può dare il proprio contributo.
Le erbacce sono erbacce e vanno semplicemente levate via. Certo, tutto è perfetto, non lo nego, ma allora è perfetto anche cercare un buon attrezzo per levar via radici, semi e rami infestanti prima che devastino il giardino.
Attenzione, quindi, quando una certa letteratura "new age" ci fa sentire in colpa o incapaci di "stare con quel che c'è" se dentro di noi sentiamo l'impulso a voler estirpare le erbacce. Non è che non siamo "capaci" di stare con le erbacce, è che ci vogliamo prendere cura del nostro giardino... Cosa sana e giusta!
Buon giardinaggio a tutti.
Commenti
Non resta che imbracciare la motosega :)
Un abbraccio grande
Manuel
a certe cose bisogna dire No ed anche a certe persone e a volte a fare il buono il saggio il compassionevole ci si rovina la vita e il giardino si imbruttisce
Percepivo lo scricchiolare della tua carta e sentivo la tua energia, anche se non scrivevi ;)
So di cosa parli... ho pile di quaderni scritti in un modo comprensibile solo a me, pane per gli storici del futuro! Ah ah!
Ben tornata!
Un abbraccio
Manuel