Quando siamo nel dubbio, quali sono i criteri per effettuare la scelta giusta?
So di non farvi contenti, ma questi criteri non esistono! I ragionamenti e le tecniche, infatti, servono a poco: scegliere è un modo di essere, un avanzare nonostante l'ignoto, un crescente accorgersi di ciò che sempre di più si desidera. La scelta è fatta attraverso ciò che si è.
Non scoraggiatevi... Ammetto che, nonostante la premessa fatta, esistono alcune indicazioni per scoprire cosa vogliamo veramente, se proprio non riusciamo a esserne consapevoli.
I segnali
Quando scegliamo nella "verità" di noi spesso si presentano uno o più fra i seguenti fattori:
- Ci sentiamo più vivi
- Sentiamo aumentare l'energia corporea
- Ci sentiamo più centrati, più lucidi mentalmente e cogliamo più facilmente nuove opportunità
- Il respiro è morbido e il plesso solare rilassato
- Aumenta il senso di gioia
- Maturiamo velocemente nella situazione
- Si verificano sincronicità (sul tema vedi altro mio post qui)
Quando scegliamo nella "falsità" di noi, quando cioè assecondando schemi o programmi che non sono in realtà nostri, possono verificarsi uno o più fra i seguenti fattori:
- Ci sentiamo nervosi e più irritabili
- Ci stanchiamo facilmente
- Avvertiamo un senso di insoddisfazione
- Ci ritroviamo più distratti del solito o rallentati nel prendere decisioni
- Possiamo avere alcuni disturbi a livello fisico (bruciori di stomaco, contratture muscolari, ecc)
- Il respiro è sempre più contratto, il plesso in tensione
- Non riusciamo a essere veramente nella gioia e nella fiducia pensando alla scelta fatta
- Oppure ci sentiamo "esaltati" (per i soldi guadagnati, per l'approvazione ricevuta, ecc.) ma, se ci ascoltiamo veramente, sappiamo che c'è qualcosa che non quadra
Prestare attenzione alle nostre sensazioni corporee e alle emozioni sottili, dunque, potrebbe aiutarci a evitare quei percorsi che non ci appartengono. Solo ascoltando il nostro io - non gli altri, non le paure, non le aspettative, non i programmi instillati dalla cultura nel nostro subconscio - possiamo scoprire la direzione che ci appaga veramente.
L'eterno indeciso
Va detto che esistono schemi di "perenne indecisione" nei quali ci si può arenare, eternamente divisi fra due (o più) vie, mai scelte e contemporaneamente mai abbandonate. Attraversare un momento di indecisione e di riflessione sui percorsi da prendere è normale, ma l'eterna indecisione diventa patologia, ci intossica e ci imprigiona in territori ristagnanti.
Perché accade questo? Accade perché si sceglie di non scegliere. L'eterno indeciso si nutre dell'energia dell'insoddisfazione, perché in qualche modo lo fa sentire "vivo" oppure di avere tutto sotto controllo, e sicuramente gli permette di non assumersi la responsabilità dei propri passi.
Non chiedetemi cosa fare in questi casi, perché trovo una grande perdita di tempo ed energia cercare di aiutare chi non vuol essere aiutato. Perlomeno si prenda coscienza che qui non c'è nessuna intenzione di fare una scelta. L'unica possibilità è che la persona ricavi un danno così profondo dalla situazione contorta, che alla fine sarà disposta a voler guarire dal suo attaccamento a questa forma di "piacere".
Vi è infatti un piacere associato a questo sentirsi frustrati: si gode nello star male. Eva Pierrakos lo chiama "piacere negativo", così come lo spiega nel suo libro Il male e come trasformarlo. Questo si forma durante l'infanzia come meccanismo di protezione da parte del bambino stesso che, per sopravvivere a eventi stressanti, associa il piacere al dolore. Occorre accorgersi di esso, portandolo nel conscio. E poi da lì costruire nuove roccaforti di coscienza. Insomma, occorre amarsi un po' di più e per davvero.
Il coraggio di scegliere
Oggi non vi parlo di "scelte" a caso: a cavallo del nuovo anno, siamo "richiamati" a far bilanci, a chiudere ciò che è stato, a progettare ciò che sarà.
Il solstizio d'inverno, ancora una volta, ha segnato l'inizio di una nuova luce: il Sole rinasce e si impossessa del Cielo. Grazie alla dialettica fra luce e oscurità, incontriamo sempre il momento per lasciare andare ciò che va abbandonato, il momento per far spazio al nuovo che vorrà manifestarsi. Se ci opponiamo, se non assecondiamo le opportunità della morte e della rinascita, ci attaccheremo al vecchio e allora marciremo con lui e non potremo germogliare a nuova vita.
Scegliere significa lasciar morire qualcosa per dare energia a qualcos'altro. Significa chiudere un ciclo per aprirne un altro. Significa fare passi avanti, qualunque sia la direzione. Significa onorare la propria verità e, in questo, farsi ricolmi d'amore. Senza il coraggio di scegliere, ogni crescita-scoperta-trasformazione viene arrestata.
Chiedetevi: "C'è qualcosa che devo lasciar andare?"
Lasciatelo andare, allora. Questo è il momento.
Fate spazio dentro di voi.
Lo spazio, il vuoto, è sempre fecondo, perché attira nuovi pieni.
Fare spazio è una scelta.
Chiudere un ciclo è una scelta.
Inseminare nuove direzioni è una scelta.
Abbiate il coraggio di scegliere o, meglio, abbiate il coraggio di scoprire e assecondare quelle scelte che già esistono dentro di voi (l'anima sa sempre cosa vuole!) e che sono l'unico scopo per cui siete qui: realizzarle nella vita quotidiana, attraverso atti concreti.
Per l'anno che viene, amici, ecco il mio augurio per voi...
Che le vostre obsolete valigie siano da voi lasciate nel tempo che fu, affinché procediate con passo leggero ed essenziale...
Che i pesi non vostri, di cui vi siete fatti impropriamente carico, vengano restituiti ai legittimi proprietari...
Che nutrire la gioia e la bellezza dei vostri sogni sia il vero piacere di cui non possiate più fare a meno.
So di non farvi contenti, ma questi criteri non esistono! I ragionamenti e le tecniche, infatti, servono a poco: scegliere è un modo di essere, un avanzare nonostante l'ignoto, un crescente accorgersi di ciò che sempre di più si desidera. La scelta è fatta attraverso ciò che si è.
Non scoraggiatevi... Ammetto che, nonostante la premessa fatta, esistono alcune indicazioni per scoprire cosa vogliamo veramente, se proprio non riusciamo a esserne consapevoli.
I segnali
Quando scegliamo nella "verità" di noi spesso si presentano uno o più fra i seguenti fattori:
- Ci sentiamo più vivi
- Sentiamo aumentare l'energia corporea
- Ci sentiamo più centrati, più lucidi mentalmente e cogliamo più facilmente nuove opportunità
- Il respiro è morbido e il plesso solare rilassato
- Aumenta il senso di gioia
- Maturiamo velocemente nella situazione
- Si verificano sincronicità (sul tema vedi altro mio post qui)
Quando scegliamo nella "falsità" di noi, quando cioè assecondando schemi o programmi che non sono in realtà nostri, possono verificarsi uno o più fra i seguenti fattori:
- Ci sentiamo nervosi e più irritabili
- Ci stanchiamo facilmente
- Avvertiamo un senso di insoddisfazione
- Ci ritroviamo più distratti del solito o rallentati nel prendere decisioni
- Possiamo avere alcuni disturbi a livello fisico (bruciori di stomaco, contratture muscolari, ecc)
- Il respiro è sempre più contratto, il plesso in tensione
- Non riusciamo a essere veramente nella gioia e nella fiducia pensando alla scelta fatta
- Oppure ci sentiamo "esaltati" (per i soldi guadagnati, per l'approvazione ricevuta, ecc.) ma, se ci ascoltiamo veramente, sappiamo che c'è qualcosa che non quadra
Prestare attenzione alle nostre sensazioni corporee e alle emozioni sottili, dunque, potrebbe aiutarci a evitare quei percorsi che non ci appartengono. Solo ascoltando il nostro io - non gli altri, non le paure, non le aspettative, non i programmi instillati dalla cultura nel nostro subconscio - possiamo scoprire la direzione che ci appaga veramente.
L'eterno indeciso
Va detto che esistono schemi di "perenne indecisione" nei quali ci si può arenare, eternamente divisi fra due (o più) vie, mai scelte e contemporaneamente mai abbandonate. Attraversare un momento di indecisione e di riflessione sui percorsi da prendere è normale, ma l'eterna indecisione diventa patologia, ci intossica e ci imprigiona in territori ristagnanti.
Perché accade questo? Accade perché si sceglie di non scegliere. L'eterno indeciso si nutre dell'energia dell'insoddisfazione, perché in qualche modo lo fa sentire "vivo" oppure di avere tutto sotto controllo, e sicuramente gli permette di non assumersi la responsabilità dei propri passi.
Non chiedetemi cosa fare in questi casi, perché trovo una grande perdita di tempo ed energia cercare di aiutare chi non vuol essere aiutato. Perlomeno si prenda coscienza che qui non c'è nessuna intenzione di fare una scelta. L'unica possibilità è che la persona ricavi un danno così profondo dalla situazione contorta, che alla fine sarà disposta a voler guarire dal suo attaccamento a questa forma di "piacere".
Vi è infatti un piacere associato a questo sentirsi frustrati: si gode nello star male. Eva Pierrakos lo chiama "piacere negativo", così come lo spiega nel suo libro Il male e come trasformarlo. Questo si forma durante l'infanzia come meccanismo di protezione da parte del bambino stesso che, per sopravvivere a eventi stressanti, associa il piacere al dolore. Occorre accorgersi di esso, portandolo nel conscio. E poi da lì costruire nuove roccaforti di coscienza. Insomma, occorre amarsi un po' di più e per davvero.
Il coraggio di scegliere
Oggi non vi parlo di "scelte" a caso: a cavallo del nuovo anno, siamo "richiamati" a far bilanci, a chiudere ciò che è stato, a progettare ciò che sarà.
Il solstizio d'inverno, ancora una volta, ha segnato l'inizio di una nuova luce: il Sole rinasce e si impossessa del Cielo. Grazie alla dialettica fra luce e oscurità, incontriamo sempre il momento per lasciare andare ciò che va abbandonato, il momento per far spazio al nuovo che vorrà manifestarsi. Se ci opponiamo, se non assecondiamo le opportunità della morte e della rinascita, ci attaccheremo al vecchio e allora marciremo con lui e non potremo germogliare a nuova vita.
Scegliere significa lasciar morire qualcosa per dare energia a qualcos'altro. Significa chiudere un ciclo per aprirne un altro. Significa fare passi avanti, qualunque sia la direzione. Significa onorare la propria verità e, in questo, farsi ricolmi d'amore. Senza il coraggio di scegliere, ogni crescita-scoperta-trasformazione viene arrestata.
Chiedetevi: "C'è qualcosa che devo lasciar andare?"
Lasciatelo andare, allora. Questo è il momento.
Fate spazio dentro di voi.
Lo spazio, il vuoto, è sempre fecondo, perché attira nuovi pieni.
Fare spazio è una scelta.
Chiudere un ciclo è una scelta.
Inseminare nuove direzioni è una scelta.
Abbiate il coraggio di scegliere o, meglio, abbiate il coraggio di scoprire e assecondare quelle scelte che già esistono dentro di voi (l'anima sa sempre cosa vuole!) e che sono l'unico scopo per cui siete qui: realizzarle nella vita quotidiana, attraverso atti concreti.
Per l'anno che viene, amici, ecco il mio augurio per voi...
Che le vostre obsolete valigie siano da voi lasciate nel tempo che fu, affinché procediate con passo leggero ed essenziale...
Che i pesi non vostri, di cui vi siete fatti impropriamente carico, vengano restituiti ai legittimi proprietari...
Che nutrire la gioia e la bellezza dei vostri sogni sia il vero piacere di cui non possiate più fare a meno.
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