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Visualizzazione dei post da marzo, 2019

Accettare

Se qualcosa non va, il primo passo da fare è accettarlo . Accettare non significa rinunciare. Significa che accogli  il momento presente, non ti opponi a esso, parti da lì; allo stesso tempo hai fiducia nella vita e nel fatto che risponderà al tuo intento e alla tua azione . Non sei spinto dal rifiuto di quello che non va, ma dalla naturalezza della tua anima , che in modo spontaneo si muove verso le strade della gioia e del benessere. Quando ti opponi, cadi nella lamentela e rimani allo stesso punto di sempre, incapace di cambiare veramente. Quando accetti, cominci a danzare con l'esistenza , allora tutto diviene possibile. Accettare significa lasciare che sia l'amore  – e non la fuga dalla sofferenza – a ispirarti e a guidarti. Sei con le spalle al muro, ma guardi nella direzione in cui il muro non c'è. Camilla Eventi Lunedì 1° aprile ti aspetto a Milano insieme a Gaia Shamanel per la serata "Sei un tipo che abbocca?", presso Anima Edizi

Andrà tutto bene

" Andrà tutto bene ". Da ragazza mi irritavo quando sentivo la gente dire questa frase nei momenti di difficoltà. Mi dicevo che è assurdo dire che andrà tutto bene dato che non si conosce il futuro . Oggi mi sento a disagio, invece, se qualcuno non lo dice, o addirittura afferma il contrario, del tipo: "Non può che finire male". Andrà tutto bene. La vita ha i suoi momenti , i suoi cambiamenti, e se noi siamo qui è perché possiamo affrontarli. Andrà tutto bene. La rinascita accade prima di tutto dentro , e se dentro andrà tutto bene, allora in un modo o nell'altro andrà tutto bene anche fuori. Andrà tutto bene perché va tutto bene, adesso, nel momento presente , mentre respiro. Faccio la mia parte, lascio che la fiducia guidi il mio cuore e la saggezza  le mie azioni. Faccio la mia parte e so che l'universo farà la sua. Camilla AAA Cercasi Guru Disperatamente Come salvarsi l'anima, il portafogli e le mutande. Manuale pratico di so

Ci vuole sempre un po' di vuoto

Più passa il tempo e meno sono gli oggetti fisici ed emotivi che mi porto dietro. Mi sembra quasi di fare l'opposto rispetto alle gente comune, che invecchiando si attacca ai ricordi e tende ad accumulare. Da ragazzina avevo una marea di vestiti, ora pochi capi. Avevo una casa piena di libri di ogni tipo, oggi tengo solo quelli che leggo o che mi evocano buone sensazioni . Così è per il resto delle cose che mi circondano. Imparo a staccarmi dagli oggetti, a non raccontarmi la storia del "tanto può servire", perché ormai ho capito: gli spazi occupati tolgono il posto ad altro che potrebbe arrivare. Lo stesso vale per gli spazi emotivi, per i pensieri, per certe relazioni. L'accumulo soffoca , crea stagnazione, toglie energia, genera incapacità di scegliere e di lasciar andare. Ci vuole sempre un po' di vuoto affinché il nuovo – o ciò che è essenziale – possa affacciarsi nella nostra vita. Meglio poco che troppo , anche se la tradizione afferma l'





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