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Vuoi avere successo? Fai quello che... non ti piace!

"Fai quello che ami e il successo verrà di conseguenza!" Sempre più spesso, negli ambienti di crescita personale o della spiritualità, sento questo consiglio... ma funziona proprio così? Io non credo!

Fare quello che ami, infatti, potrebbe essere la più subdola delle trappole, bisogna allora che tu abbia le idee chiare per evitare di caderci dentro come una pera cotta.

Personalmente, ho fatto esperienza di grandi crescite solo quando mi sono buttata a capofitto nel fare proprio quello che non volevo fare, ma che in un certo senso andava fatto.

Vuoi dei risultati concreti? Vuoi fare un passo avanti? Allora fai quello che normalmente la gente non sarebbe disposta a fare: vai incontro al dolore, alla sofferenza, all'attrito! Solo in questa maniera puoi andare veramente avanti.

Sì, lo so, la gente è frustrata perché vive una vita che non ama, fa un lavoro che detesta, e tante altre cose, che è costretta a subire per motivi economici e di altro tipo. E magari in mezzo a quella gente ci sei pure tu, che ora sei stanco di tutta questa sofferenza gratuita e hai capito che forse dovevi dare più attenzione ai tuoi sogni e a tutto ciò che autenticamente ti rispecchia, e certamente non hai voglia di sentirti dire "Fai quello che non ti piace!"

Bada bene, in genere la gente non "fa" mai quello che non le piace. O meglio, non lo fa volontariamente! La gente "fa" solo quello che ha voglia di fare, e quando fa quello che non ama fare è perché si trova costretta... il che equivale a non farlo, almeno dal punto di vista energetico!

Vivere con qualcuno di sgradevole, accettare un lavoro sottopagato, prendere quello che la vita ci presenta senza reagire più di tanto, è quello che accade ai più, in conseguenza del fatto che hanno sempre cercato di fare quello che amavano ed evitato ogni altro tipo di fatica. Il sacrificio e la sofferenza non sono stati da loro scelti intenzionalmente, bensì si sono trovati ad affrontarli costretti dalle circostanze, in altre parole li hanno subiti.

La sofferenza di cui ti sto parlando, invece, è quella che scegli intenzionalmente. Quando scegli di proposito di fare quello che non ami fare, è perché stai puntando a diventare più grande di quello che sei oggi: allora ti alzi presto al mattino, ti metti a dieta, studi nel tempo libero, rinunci alla gratificazione immediata, costruisci il tuo prossimo passo anche se non sei sicuro del risultato, e così via... In altre parole, fai tutto quello che normalmente la gente non fa: vai incontro alla sofferenza e ci vai spontaneamente!

Quindi, sì, te lo ridico: se vuoi avere successo, fai quello che... non ti piace!

Ti accorgerai che gli effetti di questa "sofferenza pro-attiva" sono molto differenti rispetto a quelli di una sofferenza che devi "subire". Quando sei costretto dall'esterno a fare quello che non ami, la tua anima soffre, il tuo spirito perde di vitalità e tutta la tua vita in un certo senso si rimpicciolisce. Ma quando sei tu a darti questa costrizione, quando sei tu a metterti spontaneamente dei limiti, accade il contrario: la tua anima si espande e le tue energie cominciano a crescere.

Riassumendo, se fai solo quello che ami, se parti con questo intento, rischi di boicottare la visione necessaria a impegnarti, sacrificarti, stare male. La vita è una serie di prove, di sfide, di ostacoli, che arrivano anche improvvisi... e se vuoi fare solo quello che ti piace fare, non li affronterai, cercherai di evitarli, e perderai la loro spinta evolutiva.

Se invece vuoi un'esistenza che sia più amplia e più appagante, devi essere disposto ad attraversare quello che ti mette in difficoltà, fare quello che ti fa fatica, quello che sul momento non ti piace, ma che è intrinsecamente necessario.

Ogni tanto ricevo obiezioni e critiche su quanto da me esposto ("Soffrire è solo un concetto cattolico!", "Con la Legge dell'Attrazione possiamo attirarci quello che ci piace!", "Solo facendo quello che amiamo tiriamo fuori il meglio di noi!", e così via...). Io so solo una cosa: che un conto sono i ragionamenti e un altro i fatti. Comunque la pensi, cerca sempre i fatti, e allora quella sarà la risposta più vera per te.

A presto!

Camilla








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Commenti

Pier Paolo Caselli ha detto…
Mi piace questo punto di vista ed ho cercato quando ho potuto di applicarlo, pur essendo essenzialmente un gran "pigrone"!

Ora, con questo obbligo del Green Pass, mi sento di nuovo tirato in ballo da questo tipo di approccio, perché pur non volendo fare il vaccino, se devo lavorare sono costretto a farlo. Tu cosa ne pensi Camilla? Capisco che questo sia un caso molto particolare dove appare molto più evidente una costrizione esterna, tuttavia forse anche in questo caso si tratta di una sfida che dobbiamo affrontare per doverci evolvere andando contro nostri muri interni.
Camilla Ripani ha detto…
Ciao Pier Paolo, grazie per il tuo commento!
Io penso che ognuno debba decidere in base alla propria coscienza e agire il più possibile secondo ciò che reputa veramente giusto e che nel possibile sostenga lo sviluppo di energie e visioni più coscienziali sul lungo periodo.
A volte il vero muro da superare è nei dubbi e nella paura... allora la domanda è: Stiamo agendo per amore, per libertà, o perché sentiamo di non avere scelta? ... In quest'ultimo caso di solito le conseguenze energetiche non sono delle migliori. Rispondere onestamente a questa domanda ci permette di individuare se quel muro è davvero una sfida evolutiva da accettare o una storia che ci raccontiamo per poter sopravvivere tra le logiche del vecchio mondo.
Non esiste una risposta assoluta per tutti, anche restare in una costrizione esterna, infatti, può essere una scelta di libertà o magari un sacrificio che si può accettare temporaneamente se il proposito è coltivare libertà più grandi... Credo molto, infatti, nelle vie di mezzo, nei passi graduali, nel costruirsi basi solide il che richiede anche compromessi, a patto però che si sappia dove si sta andando. Ognuno ha il proprio percorso, ognuno ha la propria risposta interiore... In bocca al lupo per tutto!

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