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Dove sei finita, donna?

Poco tempo fa un’amica (e a dire il vero più di una) mi ha detto che ha permesso a un uomo che l’aveva lasciata, e che si era anche comportato male con lei, di riavvicinarsi, con il risultato di riaprire vecchie ferite perché l’uomo in questione si è nuovamente mostrato ambiguo e poco desideroso di proteggere il rapporto di coppia.

Quando le ho chiesto il motivo per cui avesse permesso a una persona che già si era dimostrata inaffidabile di riavvicinarsi a lei, mi ha detto: “Vedi, lui sta facendo un lavoro spirituale su di sé, è davvero attento a mettersi in discussione, e mi ha cercato perché si è reso conto che io posso aiutarlo ad affrontare le sue ferite”.

Allora, cara ragazza – e ti chiamo così anche se hai una certa età – qui urge rimettere l’inciso su alcuni punti e ricapovolgere il mondo ai tuoi occhi, perché quello che hai davanti, spesso descritto nei film e nelle riviste, è sottosopra!

Primo punto. Un uomo che tiene a una donna non la cerca perché deve fare un "lavoro emotivo" o perché ha bisogno di riflettere sulle proprie "maschere". In genere, a un uomo non gliene può importare di meno di fare questo tipo di percorsi (lo sappiamo che loro sono più "pratici"!) e, se anche fosse così, si rivolgerebbe comunque a un buon insegnante, leggerebbe qualche libro sul tema, cercherebbe un terapeuta, ma men che mai desidererebbe che la sua donna lo aiutasse ad affrontare il "bambino ferito" che è in lui... né tantomeno vorrebbe caricarla con un tale peso!

Ora, i casi sono tre: chi fa una tale richiesta è una persona incapace di avere una sana relazione di coppia, è un bambinone mai cresciuto o è un bieco manipolatore che sta cercando di far leva sul senso di disponibilità della partner... In tutti i casi c’è solo da darsela a gambe levate e accendere un cero per ringraziare il Cielo del pericolo scampato.


Purtroppo, nonostante l’evidenza, a volte la donna, proprio come la mia amica, non solo non se la dà a gambe levate, ma anzi si mette a saltellare felice come una pasqua perché finalmente lui le ha "detto" che ha "bisogno" di lei per "guardarsi dentro"...

Ecco perché giungiamo inevitabilmente al punto successivo, il numero due: quando lei si trasforma in uno zerbino a uso e consumo dell’altro.

Cara mia, apri bene le orecchie: tu non sei la sua infermiera, non sei la sua mamma e non sei la sua psicologa. E soprattutto non sei la fessa che crede alle sue parole (e si dimentica dei fatti). Magari ti disprezzi così tanto da accontentarti del brivido dell’eccitazione quando lui si ricorda di te, ma credimi, puoi ambire a qualcosa di meglio che a essere la reginetta della dipendenza affettiva!

Dove sei finita, donna? Tu, che sei paga di te stessa grazie al tuo spirito indomito e non hai bisogno di riconoscerti negli occhi di un altro... Tu, che ti relazioni con uomo solo se è veramente tale... Tu, che certo non perdi tempo ed energia con un bamboccio da accudire o da cui elemosinare attenzione?

Ecco, capito l’antifona? Giocare al gioco delle ferite [che poi son sempre solo "tue", le ferite in ballo, mentre le "sue" sono tutt'altro che esposte] ti conduce lontano da te... Capovolgi il mondo, riporta in basso chi fino a oggi avevi messo in alto e viceversa: riconosci chi è uomo davvero, e lascia invece tutti gli altri al loro triste destino e alle donne che non sono donne!

Ovviamente nulla impedisce che la stessa dinamica si svolga con i ruoli invertiti (e a quel punto chiederei: "Dove sei finito, uomo?"), o anche all’interno di una coppia omosessuale (come mi dimostra un amico gay, perennemente innamorato di chi ovviamente non lo rispetta ma lo intorta con belle parole)...

Prima di lasciarti, forse sai già i libri che desidero consigliarti... o forse no, allora eccoli qui:

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