Non nasciamo "a caso" con una forma, un genere sessuale, un potenziale da sviluppare. Siamo "inseriti" in un ambiente - dal contesto geografico a quello famigliare - perché possediamo le caratteristiche per rispondere alle sue necessità. Detto in altre parole, quello che noi siamo e che possiamo essere, è quanto occorre all'organismo di cui siamo parte.
Proprio così, siamo cellule di un sistema più grande che ha bisogno di noi.Questo significa che, per trovare la nostra funzione, come prima cosa dobbiamo riconoscere l'organismo di cui siamo parte. Ci sono tanti organismi a cui appartenere allo stesso momento: umanità, la nazione, la nostra famiglia, il quartiere della città, il gruppo di amici, l'azienda dove lavoriamo, la coppia, noi stessi...
Se vedo l'organismo di cui sono parte, e ne comprendo la necessità, allora sarà più facile per me riconoscere la mia funzione. Ciascuno di noi capisce meglio cosa fare in base alle necessità che gli vengono mostrate. Ricordiamocelo la prossima volta che ci troveremo di fronte a un problema: quella è la porta per scoprire e attivare la nostra funzione dentro un certo "organismo".
La coppia
Anche la coppia è uno stato di necessità, al quale rispondono gli uomini e le donne. Siamo stati attrezzati con un certo corpo-energia, infatti, affinché possiamo dare vita a un ruolo, quello di veicolare le energie del femminile e/o del maschile.
La coppia è un "organismo" nutrito dal femminile e dal maschile, ma questo nutrimento non può esserci o rischia di essere carente se coloro che hanno il compito di veicolare tali energie, cioè l'uomo e la donna stessi, non accettano ed espletano il proprio ruolo-funzione.
I ruoli, a differenza degli stereotipi, sono pulsanti, dinamici e nutriti dall'esigenza della vita. Questo significa che il femminile e il maschile possono incontrarsi in molteplice modi. Ma è un qualcosa che spesso on possiamo scoprire, poiché gli uomini sono stati allontanati dal proprio maschile e le donne dal proprio femminile. Essi ignorano il loro ruolo. Accade, di conseguenza, che ci siano uomini aggressivi o distaccati, perché confondono il potere e il dominio con la forza , e donne bisognose e impaurite, perché confondono la debolezza e l'emotività con l'amore.
Educare il cuore dell'uomo
Quando mi sono imbattuta nella visione esoterica (cioè appartenente alle dottrine di sapere spirituale) del rapporto di coppia, ho trovato interessante, in particolare, il concetto che vuole la donna educatrice del cuore dell'uomo.
Cosa significa "educare"?
Non è certo un processo dove si impone qualcosa a qualcuno, dove ci sono aspettative od obiettivi da raggiungere, o dove in qualche modo si condiziona l'altro! Niente affatto.
In essenza, educare significa permettere, far nascere. Educare è la capacita di partorire e far partorire.
Educare un uomo significa, per la donna, permettere che in lui si attivi il principio maschile.
Quando l'uomo, in risposta all'energia del femminile, scopre il proprio maschile, viene coinvolto in un processo di trasformazione che rende il suo cuore più permeabile all'amore.
Il punto, per noi donne culturalmente castrate ed educate a valori contrari, è venire davvero in contatto con il femminile e spogliarlo di tutte le maschere, le paure, gli inquinanti...
Se la donna per prima non partorisce il proprio femminile, non potrà svolgere il suo ruolo, rischiando di boicottare il processo che trasforma il cuore dell'uomo. Solo partorendo se stessa, invece, ella potrà partorire anche l'uomo e accenderlo alla vita.
Si tratta di un viaggio graduale, fatto di fasi cicliche, poiché la spirale della vita ci riporta sugli stessi sentieri, anche se a ogni giro siamo su un ponte più alto.
I ruoli
Quando riconosciuti e incarnati, i "ruoli", i "limiti" di qualunque situazione, ci donano una forza molto grande. Infatti i "ruoli" sono come "energie vincolate", ossia forze delimitate che grazie al vincolo medesimo possono agire da leve di trasformazione.
Diversamente si tratta di energie "libere"... di quella libertà che non permette alcun passo avanti.
Se riconosciamo e onoriamo i nostri ruoli, cioè se agiamo in base all'essenza della nostra natura, e non contro di essa, possiamo solo che esserne avvantaggiati, perché serviamo l'organismo più grande della vita nel modo in cui vuole essere servito, e quindi in questo ci sosterrà.
Commenti
da come scrivi sembra che ognuno di noi sia un ingranaggio inserito in una macchina perfetta...
Devo dire che questa visione un po' mi sta stretta. Sono nato contadino sulle montagne, ma fin da piccolo ho sognato la conoscienza e il mare.
Dopo sacrifici enormi ed essere andato contro tutto il mio ambiente di origine (famiglia, amori, amici, e status) sono diventato ingegnere e sto prendendo la patente nautica.
E' questo il mio posto nel mondo e lo sentivo fin da bambino. In quale modo l'avrei trovato, senza scardinare l'ambiente che mi era stato cucito addosso alla nascita?
Anche sul concetto di amore e coppia ho da ridire (oggi sono polemico, lo so, ma ti voglio bene lo stessi).
Tutte le energie che sento, che percepisco, mi portano a concepire l'amore come libero, al di là dei concetti di coppia, uomo e donna. Siamo guidati dalla passione, forse dovremmo educarci ad essere liberi e promiscui, perché quella è la nostra natura. E forse saremmo abbastanza felici e liberi, da assumere davvero il ruolo che abbiamo nel mondo, di custodi di tutti e non dei recinti di "famiglia, coppia, mio" che pone recinti da difendere e confini per cui lottare. Custodi di tutti e del mondo: amanti di tutti e seguaci dei nostri istinti più veri.
Ora so che mi saccagnerai (da saccagnare ovvero gonfiare di botte) virtualmente parlando, ma sarebbe stato troppo noioso, se mi fossi limitato a scrivere "bello!! brava!! sono d'accordo!!" come faccio di solito :)
Un abbraccio dal tuo affezionato lettore
Manuel
Ti dico che non trovo gran contraddittorietà tra i miei concetti e il tuo percorso.
Siamo inseriti in una cultura impregnata di valori stereotipati, che non guardano all'essenza della persona ma che la considerano importante solo quando è un "consumatore"... Come minimo chi un po' si risveglia mette a soqquadro le aspettative del suo ambiente :)
Magari con il tuo esempio hai portato testimonianza che si può vivere meglio seguendo i propri talenti...
Magari il tuo "organismo" di cui sei parte e per il quale devi svolgere la tua funzione vive vicino al mare...
Secondo me non a caso sei nato in una zona "limitata", che ti ha "sfidato" a essere te stesso, e ti ha insegnato ad andare oltre i confini.
Come scritto, i ruoli-funzione ci fanno agire in base all'essenza della nostra natura, e non CONTRO di essa... sennò non sono più ruoli, ma imposizioni.
Ammetto tuttavia che il mio era anche l'invito a non cadere subito nella rabbia o nella reattività di certe situazioni, ma a chiedersi: Qual è la qualità che posso usare in questo contesto e che serve a questo organismo? ... Ma io penso che ci si possa chiedere ciò e allo stesso tempo seguire il vento della propria direzione.
Poi, avresti potuto fare le stesse esperienze per far dispetto al tuo ambiente, e non per seguire la tua "voce interiore". Questo ti avrebbe allontanato dal tuo ruolo-funzione che assomiglia a quella dell'esploratore, del varcare limiti apparenti. Intendi?
Poi, sono certa che affronterai difficoltà e prove anche nel tuo "nuovo ambiente", e sarà lì che giocherai le carte della tua "funzione" ;)
LA COPPIA
Sulla coppia, invece, ti saccagno un po'...
Penso che "libertà" sia soprattutto responsabilità, cioè coscienza e non istinto. Forse certi stereotipi esistono per contenere la massa di persone che, diversamente, farebbero più male che bene. E' un pianeta-scuola, diciamolo... (dove ahimé si sono introdotti anche insegnanti senza scrupoli, ma questa è un'altra storia).
Il sesso, la passione, l'istinto, sono energie potenti che facilmente possono avere il sopravvento sull'uomo comune. E, credimi, mi accorgo assai di certe "degenerazioni" essendo che la donna ne è il primo bersaglio.
Giudicare, condannare tali "energie" non serve a nulla (questo l'errore degli schemi mentali, di certe culture, delle religioni, ecc.), e concordo sul fatto che la repressione (...) aumenta nevrosi e depravazione.
Ma secondo me l'alternativa agli schemi imposti non è la libertà del "seguire" le passioni.
Noi, infatti, non siamo solo passione e istinto. Siamo "di più". Siamo "mente" (manas), siamo il progetto della nostra anima, siamo gli educatori del nostro corpo, della nostra personalità, della nostra direzione.
(Chiaro che per pensarla in questo modo si deve partire da un certo sentire, che se non è condiviso allora non permette lo stesso tipo di linguaggio).
Insomma, mi dissocio dall'importanza delle passioni e dei desideri quali indicatori assoluti del nostro percorso.
Per me si tratta invece di figli, importantissimi, da ascoltare, ma che vanno condotti e non possono invece condurre.
A un figlio non dici come deve essere (lo so, c'è chi invece lo fa...) ma lo educhi affinché possa esprimere se stesso nei modi opportuni e più costruttivi. Se invece fosse lui a decidere, sarebbe il caos...
Ma la visione finale che ho è la stessa: esseri umani come custodi di tutti e di tutto... Può bastare per rimanere in amicizia e non perdere un affezionato lettore? :)
Un abbraccio
Io, parlando di istinto e desideri, ovviamente non intendevo il caos.
Intendevo di non cadere vittime di certe catene e rigidità che intrappolano e sopprimono l'essere umano.
Come dici tu i desideri sono nostri figli, da accudire, dirigere, educare e ci danno una grande energia da canalizzare.
Purtroppo io sono cresciuto in un ambiente piccolo, legato a tradizioni del passato in cui mi hanno insegnato che "desiderio=peccato".
Quello che io propongo non è scatenare l'animale che è in noi, sarebbe un'anarchia, la legge del prepotente e del più forte. Però ascoltare, capire i nostri desideri, è il primo passo per realizzare noi stessi. Negarli, soffocarli, ci fa impazzire e fa nascere la crudeltà nel nostro cuore.
Troppe volte, con la scusa della responsabilità, soffochiamo e distruggiamo i sogni del nostro prossimo. E questo è il più grande delitto che si possa compiere, perché si "uccide". Certo rimane vivo il corpo: ma un corpo senza sogni, privato dei suoi desideri e della sua personalità, è un automa. E se ci si guarda in giro, purtroppo se ne vedono tanti...
Siamo responsabili dell'ambiente che ci circonda, ma anche di noi stessi. Come possiamo rispondere alle necessità del mondo, se dimentichiamo quelle del nostro cuore?
Un abbraccio
Manuel